2015.
(15-001)
A
trent'anni il mio orizzonte temporale era il 2000. Cioè un anno che
desse dei confini al mio futuro. Allora pensavo che nel 2000 avrei
avuto 54 anni, età ragguardevole, vista dai miei trent'anni. Pensavo
anche che una vita dignitosa, non esagerata, poteva chiudersi a
settant'anni. Non volevo vivere di più.
Passato
il duemila, non mi posi orizzonti futuri, preso com'ero da un'impresa
in cui mi ero lanciato.
L'orizzonte
definito ricomparve successivamente quando mi caricai di debiti per
l'impresa.
Il nuovo orizzonte coincideva cogli anni in cui sanavo
tutti i miei debiti e chiudevo l'impresa.
Ci
sono.
Manca
un anno alla chiusura dell'impresa e tre al pagamento di tutti i
debiti.
Del
tempo è passato. Ho quasi settant'anni. Sono arrivati dei nipoti.
Posso ancora essere utile e attivo. Non penso più che potrei
chiudere qua la vita. Mi serve altro tempo.
E
dopo il 2018?
Ho orizzonti temporali vaghi. Uno potrebbe essere il 2026 in cui
compirò ottant'anni, la speranza di vita della popolazione del mio
paese (l'Italia).
Ma
dopo di questo il tempo è agli sgoccioli.
Dopo
vedo solo nebbia.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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