29 febbraio 2016

Come mi vedono gli altri? (16-034)

Come mi vedono gli altri? (16-034)
"Mi sembri stanco, apatico, per conto tuo. Spesso ti addormenti (sempre davanti alla tv, però!)".
Queste le parole di chi vive con me.
Un'altra parente stretta, di tanto in tanto mi trova affaticato e mi chiede se sto bene.
Al lavoro, una segretaria mi dice: "E allora come andiamo?"
Fraintendo e penso che si riferisca a un diverbio avuto un'ora prima.
Invece no, specifica che non si riferisce al lavoro, ma alla vita intera.
È la tipica frase che si rivolge ai vecchi.
Sottointendendo: riesci ancora a vivere alla tua età?
Messe una di seguito all'altra, queste osservazioni su di me, danno un segnale.
Il mio aspetto fisico si sta deteriorando.
Ciò contrasta con la mia percezione interiore di piena salute, di buona efficienza, di capacità intellettuali intatte.
Chi ha ragione?
Sia gli altri che io stesso.
L'aspetto esterno conta.
Io non mi vedo. Non mi so vedere per quello che sono. 
Non colgo le differenze fra un anno e un altro.
Il mio aspetto esterno dice che sto invecchiando. Lo dice nettamente. Me lo dicono gli altri.
Ma conta anche la mia sensazione interiore di benessere. Quest'anno per di più mi sono ammalato meno del solito e in un caso soltanto in modo pesante.
Per di più una serie di malesseri che avevo l'anno scorso si sono attenuati o scomparsi.
Perfino le macchie scure sulla pelle, indice sicuro di vecchiaia, si sono attenuate!

Che stia invecchiando non c'è dubbio.
Che lo stia facendo col minimo di danni, anche questo è certo.



L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
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28 febbraio 2016

Basta ritardi (16-033)

Basta ritardi. (16-033)
La puntualità non è il mio forte. Non arrivo quasi mai puntuale agli appuntamenti. 
Da più giovane mi prendevo anche un quarto d'ora, ora mi limito a cinque-dieci minuti.
Il bello è che ho sempre un motivo.
In realtà cerco di farci stare molte cose, negli ultimi minuti prima di avviarmi.
E così ritardo.
Non è bello. 
È un modo di farsi aspettare. Di usare il tempo altrui.
Negli ultimi anni ho cercato di ridurre i minuti di ritardo. Di programmarmi per tempo.
Ma comunque sempre in ritardo sono.
Un'ennesima lagnanza della mia compagna mi ha fatto capire.
Ho compreso che c'è qualcosa che non va, e che devo cambiare.
Non va bene programmare il tempo in modo da arrivare al minuto esatto, perchè gli imprevisti sono molti.
Non va bene riempire di cose proprio i minuti a ridosso di un appuntamento. 
Inevitabilmente si sfora.
Non va bene puntare ad arrivare puntuali.
Devo arrivare in anticipo!

Decisione presa.
Cambio di vita: durante la vecchiaia.

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26 febbraio 2016

Nemici (16-032)

Nemici. (16-032)
Durante la mia vita ho cercato di essere amico di tutti.
Pensavo di essere una brava persona perchè non avevo nemici.
Soltanto tardi ho cominciato a capire che non si trattava di un merito, ma la risposta automatica a una caratteristica (patologica) della mia personalità.
Infatti sono un narcisista.
Ho bisogno di essere amato da tutti.
Negli ultimi giorni mi sono scontrato con due persone (diverse) e ho capito di avere due nemici.
La prima reazione è stata quella di accettazione (un poco rassegnata, per la verità).
Mi è parso (finalmente) che potevo sostenere il peso di avere nemici (e già questo mi è sembrato un buon passo avanti).
Ma poi, di colpo, ho avuto la percezione interiore che ciò fosse buona cosa.
Avere nemici significa aver fatto delle scelte che si sono scontrate con qualcuno.
Avere nemici significa aver espresso opinioni diverse, anzi di averle affermate e difese.
Significa avere una propria identità.

Questa convinzione mi è arrivata a settant'anni.
Dono insperato della vecchiaia.
Fossi morto a sessantotto ...


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22 febbraio 2016

Più giovane di me* (16-031)

Più giovane di me.* (16-031) (22/02/16)
Ho letto una locandina funebre nel mio quartiere.
Citava un tale morto qualche giorno fa.
68 anni!.
Due anni più giovane di me.
Qualche anno fa, vedendo morti di età pari o inferiore alla mia, riflettevo su quanto la morte mi fosse ormai vicina. Perchè cominciava a colpire i miei coetanei.
Oggi tutt'altro sentimento.
Sono pieno d'orgoglio di non essere ancora morto, visto appunto che miei coetanei stanno già cominciando a morire.
Anzi sono pieno d'orgoglio di essere ancora in piena salute.
Di stare bene.
Sento come se ne avessi il merito.
Dio, come si cambia proseguendo nella vecchiaia!

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21 febbraio 2016

Mi ripeto, ma è importante (16-030)

Mi ripeto, ma è importante. (16-030)
Sempre più mi sto convincendo che il segreto per una buona vecchiaia sta nel tenersi occupati. Quando sei molto occupato, hai troppi pensieri in testa. Non puoi pensare a morte e vecchiaia.
Sembra un trucco.
Un inganno della mente per togliersi dalla coscienza la tragedia (?) della morte.
Non è così.
Sei vivo?
E allora vivi!
Se muori, la morte interromperà la vita.
Ma fino all'ultimo sarai vissuto di vita piena.
I greci lo chiamavano il dono di Prometeo agli uomini: ovvero la cecità dell'uomo di fronte alla morte incombente (soprattutto nei più vecchi).
Profondissima intuizione (benedetti greci, che profondità ci hanno regalato! Solo per questo avrebbero meritato dall'europa ben altro trattamento).

Anche la mia ultima zia in vita, ultranovantenne vive in questo modo.
Saggezza dei grandi vecchi!


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19 febbraio 2016

La vecchiaia degli altri (16-029)

La vecchiaia degli altri. (16-029)
Una parente, più che settantenne.
Cura molto il suo fisico. Ci tiene.
Effettivamente i risultati si vedono. È ancora giovanile.
Ma la vecchiaia non si può nascondere, se la mascheri nel corpo, rispunta da altre parti.
Nella mia parente è nella psiche che si manifesta.
In famiglia ci diciamo: "E' proprio invecchiata!"
Traspare da una certa tendenza a ripetere un discorso più volte, nel tempo di pochi minuti. Oppure di fare discorsi standard: sempre quelli.
O ancora si manifesta in una nuova rigidità di pensieri e azioni. Poca flessibilità nell'adeguarsi a nuove situazioni.
Non occorre vaneggiare o straparlare per manifestare i molti anni vissuti.
Bastano pochi dettagli. Ciascuno dei quali magari poco significativo.
Ma nel complesso gli anni si rivelano.
E dicono che siamo vecchi.
Averne coscienza!


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18 febbraio 2016

Non voglio più regali (16-028)

Non voglio più regali. (16-028)
Qualche giorno fa ho scritto che non desidero più festeggiare il compleanno (vedi 16-025). 
A motivo della noia che mi prende a ripetere un rito praticato per oltre 60 anni.
Un paio d'anni fa avevo anche scritto che, diventato vecchio, avevo io il dovere di far regali nell'occasione del mio compleanno.
Non l'ho fatto.
Ma ora ho capito che ho preso in uggia anche questo aspetto del compleanno: i regali.
Non ne voglio ricevere più.
Soprattutto oggetti.
Che non sono soltanto inutili, sono dannosi. Appesantiscono inutilmente la vita.
Dopo 70 anni, dopo migliaia di oggetti acquistati ( e spesso non usati), faccio fatica a sbarazzarmi di tanto ciarpame.
Figurarsi se apprezzo un regalo!
Lo considero un altro peso che rischia di mandare a fondo la mia barca (vita).
E poi, che mi manca?


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17 febbraio 2016

Sono morti e non lo sanno (16-027)

Sono morti e non lo sanno. (16-027)
Non si tratta dell'affermazione di qualche gruppo spiritico, per descrivere lo stato di spaesamento di chi muore all'improvviso e che per qualche tempo non si capacita della fine della propria vita (nell'ipotesi di una vita dopo la morte).
È invece una felice battuta di un amico giornalista.
Sta a indicare lo straniamento dalla realtà di persone che non si rendono conto che i tempi cambiano. Cambia la società, cambiano le strutture interpretatitive, cambiano i rapporti di potere.
Cambia tutto dunque e taluni non se ne accorgono. Continuano a vivere in una realtà completamente diversa, e non si rendono conto che tutto è mutato.
Sono morti e non lo sanno, dunque.

Temo che si applichi a noi anziani.
Quando non ci rendiamo conto che la società odierna è profondamente diversa da quella della nostra gioventù o dell'età matura. 
Quando pretendiamo di usare le stesse categorie che abbiamo usato per lungo tempo per interpretare la realtà. 
Quando pretendiamo gli stessi atteggiamenti nostri dalle nuove generazioni.
Quando esigiamo gli stessi valori. 
Quando giudichiamo con gli stessi principi.
Eppure in 50, 60, 70 anni è veramente tutto cambiato.
Siamo spaesati.
Siamo morti e non lo sappiamo.


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15 febbraio 2016

Esigenti (16-026)

Esigenti. (16-026)
Mio figlio ha messo su casa meno di due anni fa. La sua compagna l'ho conosciuta proprio in quel frangente. Avevo nei suoi confronti una aspettativa trepida e un'ampia apertura di credito. Mi aspettavo di conoscere un'altra persona con le sue qualità (ma anche i suoi difetti: siamo tutti esseri umani!).
In questi due anni è nato il loro primo figlio e ora sono in attesa del secondo.
L'ho conosciuta meglio.
Dopo due anni il mio giudizio su di lei è negativo.
Non ha nessuna delle buone qualità che mi aspettavo, e molti difetti pesanti.

La mia compagna ha una figlia (non mia). Alcuni anni fa si è sposata e ha avuto due figli. 
Il suo compagno si presentava benissimo: un uomo famiglia.
Ora dopo alcuni anni io e la mia compagna non lo sopportianmo più. Ha difetti pesanti. 
E nessuna delle qualità per noi importanti.

Che ci succede?
Siamo troppo esigenti?
In ogni caso i compagni scelti dai nostri figli non ci piacerebbero semplicemente perchè non li abbiamo scelti noi?
Abbiamo la puzza sotto il naso?
O i nostri figli hanno semplicemente sbagliato partner?

Temo che non siamo esigenti, bensì che siamo diventati esigenti.
Perchè siamo diventati vecchi.


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14 febbraio 2016

Compleanni (16-025)

Compleanni. (16-025)
Quando ho raggiunto la vecchiaia, ho smesso di festeggiare il mio compleanno.
Mi sembrava che una festa fatta per più di 60 anni avesse perso ogni attrattiva.
Era diventata una noiosa ripetizione, senza senso.
Qualche perplessità da parte dei parenti più stretti, c'era stata.
Così, allora, decisi di festeggiare il compleanno ... ogni cinque anni.
Festeggiare cioè il comple-lustro.
Mi pareva un buon compromesso fra il mio scarso desiderio di far festa e la necessità di un rito sociale.
Quest'anno scade il quinquennio che mi ero dato di pausa.
Dovrei dunque festeggiare.
Non ne ho nessuna voglia.
Non è questione di uno, cinque o dieci anni.
È che proprio non mi va di far una festa perchè ho completato un determinato tempo.
Non mi va di far festa e basta (neppure capodanno, natale e altro).
E non perchè la vita abbia perso la sua attrattiva, in quanto sono vicino alla morte.
No, semplicemente perchè le cose ripetute per anni e anni diventano noiose, per nulla interessanti.
Perchè farle dunque?
Per obbligo?
Se c'è una cosa della quale noi vecchi ci possiamo sbarazzare è proprio il senso di obbligo a compiere riti sociali che fan tutti!

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11 febbraio 2016

Centenari (16-024)

Centenari. (16-024)
In una trasmissione televisiva è stato presentato un centenario.
100 anni!
Spesso queste presentazioni sono delle cose patetiche.
In questo caso no. Era un vecchietto arzillo, parlava con disinvoltura, si muoveva senza impaccio. Per di più su un palcoscenico.
Il contesto non permetteva profonde riflessioni. Il centenario è stato presentato più come una rarità da zoo che come un modello. Interessante ugualmente. Perchè il vecchietto è un grande sportivo. Due volte alla settimana in palestra, gareggia nelle gare di corsa veloce. E vince!
Il suo segreto?
Evidentemente la grande attività fisica, oltre all'amore della moglie. E pure una notevole dose di curiosità per le cose del mondo.
Così ha raccontato.
Non credo che il messaggio sia stato colto.
 
Solo lui può vivere in così buona salute e per così lungo tempo?
Questione di geni della longevità?
Oppure un atteggiamento positivo verso la vita e il benedetto movimento?

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09 febbraio 2016

Non si finisce mai (16-023)

Non si finisce mai. (16-023)
Non si finisce mai di imparare.
Eppure arrivati alla vecchiaia si dovrebbe aver imparato abbastanza.
Della vita, intendo.
Invece no.
Una discussione in famiglia. Su tematiche profonde. E dolorose.
Essendo vecchio mi aspetto di comportarmi con saggezza. Di relativizzare. Di inserire i discorsi in un contesto ampio. Invece ... l'emozione mi prende. Sono sovrastato da sentimenti negativi. Prendo decisioni draconiane. Insostenibili.
Sono stato preda di inquietudine e malessere.
Temperamento, si potrebbe dire.
Ma ormai a settant'anni anche quello dovrebbe darsi una calmata.
Non è così.
Anzi mi pare quasi di essere peggiorato nella gestione delle emozioni.
Da vecchi si regredisce?

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08 febbraio 2016

E se muoio domani? (16-022)

E se muoio domani? (16-022)
Età: 70.
Ne muoiono di vecchi a settant'anni, eccome!
E se capita a me?
Dico: di morire proprio domani?
Non ci sarebbe tempo di fare quasi nulla, sapendolo in questo momento.
Forse un testamento.
Forse un bilancio della mia vita.

Ho portato a termine il mio compito?
Ma che compito avevo, se non di vivere?
Almeno ho avuto un figlio.
Almeno ho un nipote, anzi due.
Il minore non si ricorderà di me. Il maggiore forse sì.

Ho basato la mia vita sul sapere. E con me il mio sapere scompare.
Anche su valori. E questi restano, ma generici, incarnati in tanti altri individui.
Di me resterà poco.
Meglio così.


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05 febbraio 2016

Vecchiaia naturale (16-021)

Vecchiaia naturale. (16-021) (05/02/16)
Il mio cane ha 14 anni. Tanti per un cane. È come 80 per un essere umano.
Lo guardo spesso. Scopro nuovi comportamenti quasi tutti legati alla sua età avanzata.
Nuove incapacità, nuove lentezze, maggior torpore.
È come se vedessi da vicino l'ultima età di un anziano umano.
Non è che sia sempre così. Quando andiamo al parco corre ancora, abbaia, annusa in giro. Ma dopo un pò si mette al passo e procede lentamente.
Il mio cane rivela come sarà la mia vecchiaia estrema.
Vi saranno ancora momenti di attenzione vigile, ma pian piano crescerà la sonnolenza.
E crescerà il tempo passato nell'incoscienza.
Non è affetto da gravi malattie.
Ha le limitazioni dell'età avanzata, ma si vive la vita con dignità.
Una vecchiaia naturale, per quanto avanzata (almeno per il momento).
Mi sembra un buon modello su cui costruire la mia idea di vecchiaia avanzata.

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03 febbraio 2016

Storia della repubblica (il libro) (16-020)

Storia della repubblica (libro). (16-020)
Ho acquistato il libro di Guido Crainz (Donzelli Editore) sulla storia della repubblica italiana. 
La storia mi piace.
Cominciando a leggerlo mi sono improvvisamente reso conto che la repubblica italiana è mia coetanea. La sua data di nascita è il 2 giugno 1946, la mia il 22 luglio.
Abbiamo entrambi 70 anni.
Questo testo è quasi un libro su di me, nel senso che narra le vicende della terra in cui sono nato esattamente negli stessi anni della mia vita.
Avere un quadro di riferimento in cui specchiarmi mi dà soddisfazione.
Mi sono precipitato a leggerlo a capofitto.
Rivela fatti che conoscevo e altri che ignoravo della storia che mi è passata accanto.
In un certo senso si tratta di quella parte della mia biografia contigua ai fatti della mia famiglia, delle mie vicende, della mia storia privata.
La mia storia e quella della repubblica sono vicine. 
Si completano a vicenda (naturalmente dal mio personalissimo punto di vista!).
Il quadro generale è stato scritto da Guido Craiz. 
Manca la mia parte.
Devo scrivere la mia autobiografia.

(Ogni vecchio dovrebbe scriverla?)

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02 febbraio 2016

Nostalgia del regolo (16-019)

Nostalgia del regolo. (16-019)
Ho fatto degli studi scientifici. C'era bisogno di fare molti calcoli. 
Ai miei tempi (!) usavamo il regolo calcolatore. 
Chissa quanti sanno di che si tratta. Oggi infatti si usano dei potenti calcolatori tascabili con decine di funzioni. Ma anche il regolo se la cavava benissimo. Si trattava di uno strumento statico di plastica con un cursore mobile, pieni di scale numeriche che permettevano molti calcoli approssimati. Non solo moltiplicazioni, divisioni, potenze, ma anche logaritmi, radici, funzioni goniometriche.
Ricordo ancora quando comparve la prima calcolatrice tascabile. Ero all'ultimo anno di studi. Faceva soltanto le quattro operazioni. E costava un mucchio di soldi.
Era decisamente inferiore al nostro regolo.

Anche oggi sul lavoro, di tanto in tanto uso il regolo.
Solo che diventato vecchio, ci vedo meno bene. Così non valuto più bene le distanze fra una tacca e l'altra e sono costretto a ricorrere alla calcolatrice!
I giovani guardano straniti quello strano strumento nelle mie mani.
Spesso non mi chiedono neppure di che si tratta.

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01 febbraio 2016

Ho poco tempo! (16-018)

Ho poco tempo! (16-018)
Ancora sul tempo che vola.
Mi manca sempre il tempo. 
Problema mio, naturalmente.
Ma anche problema di vecchiaia.
Sono sempre di meno le cose che riesco a fare in 24 ore.
Non è un problema di energia vitale che manca, bensì di logoramento emotivo che mi dà ogni singola cosa che faccio.

Mi sono accorto che quando svolgo un compito, qualunque esso sia, lo faccio più o meno nel tempo in cui lo facevo cinque-dieci anni fa.
Ciò che è diverso è il tempo di recupero da quel lavoro. Potrei chiamarla stanchezza, maggiore stanchezza per ogni lavoro svolto nella giornata. Risultato: i tempi di recupero aumentano e perciò di cose fatte a fine giornata ce ne sono di meno.
Non si tratta di stanchezza muscolare. Comunque si tratta di maggior stanchezza.

Di nipoti grandicelli dei quali mi occupo ne ho due (4 anni e 1 anno).
Non c'è nessun conflitto fra le due occupazioni (appartengono a due famiglie diverse). Ma se dedico più volte del tempo a uno dei due, mi passa il desiderio di chiamare l'altro e occuparmi anche di lui.
Dopo un turno di accudimento ho bisogno di qualche giorno per rilassarmi.
Certo, in caso di emergenza lo posso fare.
Ma mi costa.

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