17 febbraio 2016

Sono morti e non lo sanno (16-027)

Sono morti e non lo sanno. (16-027)
Non si tratta dell'affermazione di qualche gruppo spiritico, per descrivere lo stato di spaesamento di chi muore all'improvviso e che per qualche tempo non si capacita della fine della propria vita (nell'ipotesi di una vita dopo la morte).
È invece una felice battuta di un amico giornalista.
Sta a indicare lo straniamento dalla realtà di persone che non si rendono conto che i tempi cambiano. Cambia la società, cambiano le strutture interpretatitive, cambiano i rapporti di potere.
Cambia tutto dunque e taluni non se ne accorgono. Continuano a vivere in una realtà completamente diversa, e non si rendono conto che tutto è mutato.
Sono morti e non lo sanno, dunque.

Temo che si applichi a noi anziani.
Quando non ci rendiamo conto che la società odierna è profondamente diversa da quella della nostra gioventù o dell'età matura. 
Quando pretendiamo di usare le stesse categorie che abbiamo usato per lungo tempo per interpretare la realtà. 
Quando pretendiamo gli stessi atteggiamenti nostri dalle nuove generazioni.
Quando esigiamo gli stessi valori. 
Quando giudichiamo con gli stessi principi.
Eppure in 50, 60, 70 anni è veramente tutto cambiato.
Siamo spaesati.
Siamo morti e non lo sappiamo.


L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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