30 aprile 2020

Vecchi e corona-virus (20-048)

Vecchi e corona-virus. (20-048)
Senza alcun dubbio il covid 19 colpisce di più gli anziani dei giovani (vedi pag. 20-034).
E la stragrande maggioranza dei morti sono anziani (spesso ultra-ottantenni).
In questi giorni si fa un gran parlare della cosiddetta fase due. Quella in cui si rallenteranno le restrizioni. E fra le varie idee che circolano c'è quella di liberare i giovani e continuare a confinare i vecchi. Perchè sono i soggetti più a rischio.
Tutto ragionevole e quasi affettuoso verso la terza età.

Nessuno che nei commenti si ponga il problema: ma in che stato sono questi vegliardi che muoiono? Allora si scopre che sono portatori di molte patologie. Imbottiti di farmaci che li tengono letteralmente in vita, se non addirittura nutriti col sondino gastrico. Insomma si scopre che chi si ammala e muore è già molto malato per conto suo. Si scopre cioè che la vecchiaia è piena di malattie e quelli che muoiono spesso stanno in vita soltanto con un apporto quotidiano di farmaci. Tali farmaci non curano, bensì tengono soltanto in vita gli anziani, ma tengono in vita anche la malattia.

È esplosa cioè la questione 'vecchi e malattie': binomio dato per scontato, quasi naturale stato delle cose. Nessuna voce fuori dal coro. Nessuno che si chieda: ma è normale avere anziani in quello stato? Non si potrebbe fare qualcosa di diverso? Per esempio potenziare quel sistema immunitario (S.I.) che ci difende dai virus, affinatosi durante l'evoluzione da almeno 2 milioni d'anni?
Con il sapere acquisito da un decennio di ricerche sui batteri intestinali e sul loro ruolo specifico nel potenziare il S.I. mi sarei aspettato che qualcuno avesse detto qualcosa. Non dico sull'alimentazione più favorevole al microbiota, ma almeno sui prodotti che lo possono migliorare e di conseguenza migliorare anche il S.I.
E invece nulla.
Bastava qualche parola sull'efficacia del kefir, utilizzato da secoli dalle parti del mar Caspio, come fonte di buona salute e riconosciuto nel suo ruolo proprio a motivo dei batteri che lo compongono.

Eh, ma il kefir non è un farmaco, non è un vaccino, non si può brevettare.
E poi, non è validato scientificamente ...

Ma non viene in mente a nessuno che il ri-scopritore del vaccino in Europa (E. Jenner) non aveva validato scientificamente la sua scoperta?
Che dunque la utilizzò soltanto sulla base di esperienze empiriche (e di tradizioni dell'oriente)?
Non viene in mente che non si può basare tutto il sapere soltanto sulla ricerca scientifica statisticamente validata, revisionata da pari e pubblicata su riviste scientifiche prestigiose? Non si può gettare via, per esempio, un sapere distillato per millenni dai monaci erboristici di tutta Europa?


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso. Dal 2019 scrivo una sintesi annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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