Quello
che non arriverò a vedere. (20-006) (19/01/2020)
Ho
una piccola mania: quella di seguire l'evoluzione delle targhe
automobilistiche del mio Paese. E così ho scoperto che la prima
lettera di ogni targa cambia circa ogni cinque anni. Ora siamo alla
fine della lettera F (FZ), fra poco comincerà la G con GA.
Facile
fare previsioni: con la mia età (73 anni) certamente non vedrò la
M, ma forse neppure L.
Innocente
evasione.
Molte
previsioni che fanno politici, scienziati e analisti economici a
riguardo di un Paese o del mondo, hanno come prospettiva il 2030. Ma
sempre più frequentemente si spingono anche più avanti: il 2050. Confesso che
quest'ultima la sento totalmente estranea, come un futuro lontano,
lontanissimo. È ovvio: io avrei più di 100 anni!
Non
so quando morirò: sento per certo che al 2050 non ci
arriverò.
Durante
la vecchiaia appare sempre più evidente che abbiamo un termine. Che
più in là di una certa data non ci saremo assolutamente. Durante
l'età di mezzo, questo termine è indefinito. Più procediamo negli
anni più il termine si avvicina: è ovvio.
Eppure
un conto è pensarlo, un conto è sentirlo per sè.
Sono
stato colpito dalla previsione del sig. Romano di 87 anni: prima
della fine dell'anno, me ne andrò (vedi 20-005).
Non si tratta di scaramanzia, ma di realismo.
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una
sintesi del bimestre appena concluso. Dal 2019 scrivo una sintesi
annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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