Parlare
con i molto vecchi. (19-058) (15/05/19)
La
mia vicina di casa, ultranovantenne, negli ultimi mesi non è stata
bene ed è scivolata maggiormente nella vecchiaia estrema. È entrata
e uscita dall'ospedale un paio di volte. Ora si è un poco rimessa,
ma la sua capacità di gestire la vita si è ridotta.
Fino
all'anno scorso, se aveva bisogno di qualcosa, suonava alla mia porta
e mi chiedeva aiuto. Ormai da alcuni mesi invece non si presenta più.
Anch'io, mentre qualche mese fa andavo di tanto in tanto a sentire
come stava, ora ci vado di rado. I rapporti con suo marito si sono
ridotti da più tempo, per via della sua sordità.
Quando
si superano certe età la comunicazione diventa difficile. La
sordità, la riduzione delle capacità cognitive, la diminuzione del
desiderio di relazione concorrono nel rarefare gli incontri con gli
altri. E se non ci si incontra si cessa di comunicare.
Tale
processo avviene per entrambe le parti che comunicano: i molto
anziani e gli altri.
Cioè: anche chi ha a che fare con i grandi
vecchi è poco stimolato a instaurare un dialogo con loro. Per le
difficoltà, per l'esito incerto dello scambio, per mancanza di
interesse reciproco.
I
molto anziani spesso sono costretti a ripiegarsi su se stessi,
per le difficoltà della vecchiaia: nella loro vita resta spazio
soltanto per occuparsi di sé.
Insomma
per un dialogo mancano i fondamentali.
Risultato:
della vecchiaia estrema non sappiamo nulla, perchè chi la vive non
ci dice nulla e gli altri (noi) non sono interessati all'ultima età
della vita, che giudicano lontana e povera.
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del
bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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