14 maggio 2019

Non c'è niente da fare (19-057)

Non c'è niente da fare. (19-057)
Continuo il discorso di ieri, sul fatto che siamo ciechi di fronte all nostra morte.
Richiamo una pagina scritta qualche settimana fa (19-032) sulla morte della mia consuocera, mia coetanea. La sua morte è stata improvvisa, non preannunciata da importanti malattie. Ed è stata rapida, molto rapida: sei giorni dal ricovero in ospedale per uno svenimento in casa.
Scrivevo che è stato impressionante vedere la cassa da morto: sapevo bene che conteneva la mia conoscente. Tale impressione mi ha colpito profondamente, ma dopo qualche giorno è svanita.
Il sentimento prevalente è stata l'incredulità, ma dopo qualche tempo è subentrata la noncuranza, la mancanza totale di riflessione sul fatto che poteva capitare a me.
Nella realtà forse quella morte a me poteva non capitare, ma resta il fatto che alla mia età un altro tipo di morte è probabile che capiti. Resta il fatto che ho un residuo di vita di una decina d'anni soltanto, rispetto alla speranza di vita in Italia (81 anni per i maschi). 
Mi resta poca vita.
Ma non ho esteso a me l'evento capitato a lei.
Continuo a vivere come se fossi immortale.
Non c'è niente da fare.




(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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