Adattarsi.
(18-110)
Comincio
a intravedere i problemi dell'età molto avanzata (mi ci sto
avvicinando). Nella quale
l'autonomia
diminuisce.
Il
proprietario dei terreni sui quali è stato costituito il parco
vicino a casa, è un anziano medico che ha
superato gli ottanta, da un pezzo. Non l'ho conosciuto nell'età di
mezzo, quando aveva un forte ruolo
sociale, bensì qualche anno fa, quando ormai era in pensione.
Alto
massiccio, lievemente claudicante. Ultimamente non lo vedevo più.
Mi
hanno riferito che non riesce più a camminare con sicurezza, neppure
con il bastone singolo. Gli
hanno proposto il deambulatore, appoggio ben più sicuro dell'incerto
bastone.
Si è rifiutato, categoricamente.
Non
sopporta di essere ridotto in quello stato. Preferisce starsene a
casa.
La
mia vicina novantenne, dopo una caduta notturna durante la quale il
marito non è riuscito ad
aiutarla,
è alla ricerca di una badante. O meglio è la figlia che gliela sta
imponendo, per sua
tranquillità.
Fa mille difficoltà per accettare la nuova condizione di persona
bisognosa di aiuto
notte
e giorno.
Diversamente
dai due esempi precedenti, Romano, mio insegnante di vecchiaia,
ben prima di diventare
dipendente, ha scelto di prendere in casa una badante. Scelta
straordinariamente
intelligente
e molto previdente.
Dopo
gli ottanta bisogna adattarsi. Molte sicurezze vengono meno. Non c'è
nulla di vergognoso nel fatto
di avere bisogno di aiuto: è nell'ordine naturale delle cose.
Ma
molti non si adattano: è un tipico problema psichico dell'età
avanzata.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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