Gli
ultimi giorni. (17-024)
Una
conoscente, ultranovantenne.
Ricoverata
in ospedale per una emorragia interna. Una vena importante
dell'addome non tiene più. È chiaro che è in fin di vita.
Data
per spacciata, si è ripresa. E ora è in bilico fra vita e morte.
I
figli sono più preoccupati per il protrarsi dell'incertezza che non
della sua morte.
Età,
varie patologie, scarsa autonomia fanno sì che tutti si aspettino la
sua fine.
Come
una liberazione.
Negli
ultimi giorni di vita siamo un peso per molti.
La
nostra dipartita è inevitabile: tanto vale sbrigarsi in fretta.
La
prossimità e l'ineluttabilità della morte cambiano tutti i
rapporti. Anche chi ci ha voluto bene, si augura che ce ne andiamo.
Nel
loro cuore siamo già morti.
Sia
perchè non c'è futuro per chi è alla fine della vita, sia perchè
spesso si è di peso per i familiari, sia perchè i parenti più
prossimi sono anziani anch'essi, con ridotte capacità ed energia.
È
una contraddizione insanabile, la morte delle persone molto anziane,
per quanto amate, è invocata.
La
morte è un dovere, per chi è molto anziano.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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