24 gennaio 2017

Tommy (17-012)

Tommy. (17-012)
Uno dei miei nipoti si chiama Tommaso. Ha nove mesi.
Ieri suo padre (mio figlio) è venuto a farmi visita con il piccolo; mentre discorrevamo, rivolgendosi a suo figlio, l'ha chiamato Tommy.
Tommy è un diminutivo inglese di un nome italiano. Nulla di male. 
Sennonchè in questi anni è cresciuta la moda di usare diminutivi stranieri per nomi italiani. 
O meglio, di usare diminutivi inglesi (o anglo-americani). Non avrei nulla da ridire se la cosa fosse generalizzata a molte lingue (francese, russo, arabo, indiano ...). Invece ci si limita a usare diminutivi di una sola lingua: l'inglese.
Il motivo è presto detto: è la lingua del paese che domina la scena mondiale per economia, armamenti, innovazioni tecnologiche (intendo gli Usa).
Temo che assorbire modi di dire e di vivere di un unico altro paese snaturi la nostra cultura, le nostre origini, per inseguire i comportamenti di un paese, soltanto perchè è dominante.
Ciò non mi piace.
Puzza di servilismo.
Non mi piace abbandonare i nostri modi di dire, le nostre abitudini, la nostra cultura, per inseguirne un'altra di un paese che semplicemente ha più denaro, ma che si accredita come cultura più avanzata.
Ma stiamo scherzando? Gli Usa portatori di una cultura superiore? 
Ben altre sono le culture avanzate: quella indiana, cinese, greca, tedesca, francese ...

Forse perchè sono vecchio, mi sento difensore delle tradizioni del paese in cui vivo.
Noi vecchi siamo custodi dell'identità della nostra nazione.
Non pretendo che sia la migliore (proprio no!)
Ma è la nostra.

Comincerò a chiamare mio nipote Masino, un bel diminutivo italiano.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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