Tommy.
(17-012)
Uno
dei miei nipoti si chiama Tommaso. Ha nove mesi.
Ieri
suo padre (mio figlio) è venuto a farmi visita con il piccolo;
mentre discorrevamo, rivolgendosi a suo figlio, l'ha chiamato Tommy.
Tommy
è un diminutivo inglese di un nome italiano. Nulla di male.
Sennonchè in questi anni è cresciuta la moda di usare diminutivi
stranieri per nomi italiani.
O meglio, di usare diminutivi inglesi (o
anglo-americani). Non avrei nulla da ridire se la cosa fosse
generalizzata a molte lingue (francese, russo, arabo, indiano ...).
Invece ci si limita a usare diminutivi di una sola lingua:
l'inglese.
Il motivo è presto detto: è la lingua del paese che
domina la scena mondiale per economia, armamenti, innovazioni
tecnologiche (intendo gli Usa).
Temo
che assorbire modi di dire e di vivere di un unico altro paese
snaturi la nostra cultura, le nostre origini, per inseguire i
comportamenti di un paese, soltanto perchè è dominante.
Ciò
non mi piace.
Puzza
di servilismo.
Non
mi piace abbandonare i nostri modi di dire, le nostre abitudini, la
nostra cultura, per inseguirne un'altra di un paese che semplicemente ha
più denaro, ma che si accredita come cultura più avanzata.
Ma
stiamo scherzando? Gli Usa portatori di una cultura superiore?
Ben
altre sono le culture avanzate: quella indiana, cinese, greca,
tedesca, francese ...
Forse
perchè sono vecchio, mi sento difensore delle tradizioni del paese
in cui vivo.
Noi
vecchi siamo custodi dell'identità della nostra nazione.
Non pretendo che sia la migliore (proprio no!)
Ma è la nostra.
Comincerò a chiamare mio nipote Masino, un bel diminutivo italiano.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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