Il
mangiare dei vecchi (2). (17-015)
Continuo
il tema di ieri.
Il
decalogo col quale ho sintetizzato la mia dieta è terrificante.
Rifiuta
in pratica tutta la cucina della civiltà moderna e perciò la
cultura umana tout court.
Del
resto se si pensa all'uomo preistorico (paleolitico), questo
mangiava.
Se
si pensa agli scimpanzè, così mangiano.
Qui
non mi interessa spiegare il perchè di questa dieta (l'ho già fatto
nel 2015 e nel 2016), bensì come ci si arriva e i risultati.
Soprattutto per i vecchi.
Sui
risultati ho già scritto ieri.
È
difficile attuare una tale dieta?
Non
è difficile, è difficilissimo.
Il
contesto nel quale viviamo non ci consente di cambiar dieta. Il cibo
offerto nei negozi anche quando è di ottima qualità (e lo è
raramente!) è sempre, come minimo, concentrato, acidificante, da
cuocere, raffinato, industriale. E poi ci sono i condizionamenti
familiari e quelli della cerchia degli amici. E la condizione di
vecchio incide molto (" ...sono vicino alla morte tanto vale che
almeno mi consoli con il cibo!").
Non
c'è scampo. Bisogna possedere delle fortissime motivazioni.
Avere
qualche malattia è un buon punto di partenza.
Dire
che con questa dieta si guariscono tutte le malattie, non me la
sento. E neppure che possa andar bene per tutti.
Ma:
che si tratti di una dieta antinfiammatoria è evidente. Che sia
piena di antiossidanti è palese. Che non introduca elementi estranei
alla nostra fisiologia, anche.
I
limiti: per ottenere dei risultati occorrono al minimo tre settimane.
Ed essere abituati a osservare gli effetti del cibo sulla nsotra salute.
Per convincersi che sia una buona dieta bisogna avere una grossa
cultura in fatto di cibo. Perchè la prima a distogliercene è la
mente (cioè la cultura dominante).
Un'obiezione
comune: Perchè farla?
Per
stare bene da vecchi. Età in cui quello che si mangia non scivola
via come acqua fresca, ma lascia residui, appesantimenti, scorie che
ci danneggiano.
Se
si pratica la dieta comune nell'età giovanile o anche in quella
matura, i danni sono limitati.
In vecchiaia i danni sono molti.
Solo
che nessuno ci ha insegnato a metterli in relazione col cibo.
Una
grande privazione?
Sì,
ma se per cinquanta, sessant'anni si mangiò in modo edonista senza
quasi conseguenze, quando le conseguenze arrivano, della buona cucina
si può conservare il ricordo e farne un uso saltuario.
Come
con il sesso.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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