Soggetto a rischio.
(15-119) (11/08/15)
Al
mio primo nipote è nata una sorellina. Momento difficile per la
famiglia.
E
così mi hanno chiesto di occuparmi un poco del grande (4 anni).
Lo
porto al parco giochi, in giro per la città, all'orto botanico e
così via.
Data
la mia passione per la montagna e la vicinanza di alcune colline alla
città, ho proposto al bimbo di fare una “scalata”: arrivare in
cima a un colle vicino.
Grande
entusiasmo, zainetto, scarponcini e via per i sentieri. Sempre alla
mano del nonno, per evitare scivolate, abrasioni da rovi e per
sicurezza.
Anche
i genitori sono stati contenti.
Ma
prima di partire ho notato qualche indecisione. Me ne hanno parlato.
“E
se ti viene un infarto? Un ictus? Anche solo un malore? Che ne è del
bimbo?”
Li
ho rassicurati, abbiamo concordato la via, promesso telefonate di
tanto in tanto, munito il bimbo di fascetta di riconoscimento al polso.
È
andato tutto liscio.
I
timori dei genitori erano più che legittimi.
Come
vecchio sono un soggetto a rischio.
Più
fragile delle altre età.
Più
incline agli incidenti.
È
più probabile che un vecchio possa morire, così, da un momento
all'altro.
Ho
settant'anni: questa è la mia condizione.
Gli
altri lo sanno, anche se io non ci penso.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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