Gastronomia.
(15-110)
La
nostra civiltà, specialmente quella italiana, si esprime attraverso
il cibo.
Per
lo più cibo cotto.
La
preparazione del cibo, la somministrazione del cibo, la sua
consumazione sono elementi strutturali della vita quotidiana.
Sempre
e comunque cibo cotto.
Le
invenzioni possibili, con i diversi tipi di combinazione e di cottura
della molteplicità di ciò che offre la terra e il mare,
sono infinite.
Il
cibo cotto fa cultura.
E'
cultura.
Con
la mia dieta crudista me ne privo?
Sì.
Me
ne dispiace?
Sì.
Ma
bisogna ragionarci un po' sopra.
Oggi
ho mangiato un pasto cotto: un'insalata di riso, della peperonata,
degli sformatini di cavolfiore e cipolla. Squisiti.
Mangio
un pasto così circa una volta a settimana. E ne traggo piacere.
Non
faccio del crudismo una religione. Non è peccato mangiare cibo
cotto!
Poiché
ritengo che il cibo vegetariano crudo sia molto migliore per la mia
salute, ne faccio la base del cibo consumato in una settimana.
È
un problema di quantità: su ventuno pasti settimanali, uno è cotto.
Ma
gli altri sono crudi.
Visto
che da due mesi pratico il crudismo e sto molto bene, continuo su
questa strada.
Ho
abbandonato la gastronomia, dunque?
No,
l'ho limitata a sporadiche presenze sulla mia tavola. Come
probabilmente avveniva nei secoli passati, in cui i piatti
eccezionali delle cucine regionali italiane erano piatti per le
grandi feste, o al massimo per la domenica.
Non
si mangiavano certo tutti i giorni.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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