27 dicembre 2014

Spigolature (14-245)

Spigolature. (14-245)
Quando leggo, trovo sempre delle considerazioni interessanti sulla vecchiaia, che mi scrivo su un'agenda. Spero di avere il tempo per approfondire. Tempo che non trovo mai. Allora le cito qui tali e quali.

Jung considera la vecchiaia: " ... il tempo della raccolta preziosa, in vista di una ignota trasformazione."(In questa trasformazione sembra credere Platone, anche se, secondo lui, l'uomo non ha i mezzi per dirimere la questione: con la morte finisce tutto o comincia qualcos'altro?)
 
Sempre Jung scrive: "Quanto più invecchio, tanto più cerco rifugio nella semplicità dell'esperienza immediata." 
Tale riflessione confina con la seguente: invecchiando interessa tutto, ogni singolo atto di vita anche il più banale.

In un testo, di cui ho smarrito i riferimenti, si fa l'affermazione che oggi si resta vecchi più a lungo. La vita moderna è squilibrata verso la vecchiaia (vedi anche 14-234).
Cito ancora quel nativo australiano che, conosciuta la nostra civiltà e richiesto di che cosa lo colpisse di più, rispose: "Sono impressionato dalla lunghezza della vostra vecchiaia."

Un'altra idea importante, trovata chissà dove, è la seguente: a invecchiare si impara.
E le donne imparano meglio degli uomini.

Si diventa vecchi veri in quel decennio che precede la morte. Dunque, a rigore, non si saprebbe quando comincia la vecchiaia. Perchè la si può calcolare solo dopo la morte. Può allora essere utile la considerazione che facevo alla pagina precedente (14-244): si entra enlla vecchiaia vera quando si passa dall'erogare servizi al ricevere servizi.


(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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