28 dicembre 2014

La morte vicina (14-246)

La morte vicina. (14-246)
E' morto un mio conoscente, settantacinquenne. Era fratello di un compagno di liceo. 
Mi ero rivolto a lui dopo l'esame di maturità, per chiedergli consiglio sulla facoltà universitaria a cui iscrivermi. Io volevo chimica e lui era appunto iscritto a chimica, ultimo anno. 
Mi sconsigliò fermamente. Io mi iscrissi ugualmente. Lui si laureò e poi restò alla facoltà a insegnare. Cinque anni dopo me lo ritrovai come relatore della tesi di laurea.
Un mio professore dunque, ma aveva solo 6-7 anni più di me.
È morto l'altro ieri.

Qualche mese fa è morta una mia zia, l'ultima della famiglia di mio padre. Dopo di lei il più vecchio sono rimasto io. La cosa mi colpì. Ma non mi impressionò molto. Fra di noi c'era una differenza di 22 anni. È vero che lei mi cedette il testimone della persona più anziana rimasta, ma era di un'altra generazione. Almeno due decenni di distanza.
È difficile essere spaventato da qualcosa che capiterà fra vent'anni.

La morte del mio relatore ha avvicinato di molto il mio contatto con la fine della vita.
Potrei finire fra sei-sette anni. Un termine pericolosamente vicino. Col quale fare i conti.
Quando cominciano a morire i tuoi coetanei (o poco più), la morte diventa straordinariamente realistica.
La morte non è un brutto sogno.
La morte è una cosa concreta.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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