16 dicembre 2014

Lo specchio (14-237)

Lo specchio. (14-237)
Domenica, al mercatino di natale che si tiene nella mia città, ho rivisto un paio di conoscenti, marito e moglie, dei tempi della mia vita attiva. Cioè di 30 o più anni fa.
Lui era più vecchio di me di cinque-sette anni.
Da allora li incontro saltuariamente a passeggio in città. Più o meno una o due volte all'anno.
Domenica li ho rivisti.
Lei camminava col bastone, segno di una difficoltà di equilibrio.
Lui mi è parso più basso del solito. Si è incurvato e si è ridotto.
In un anno vi è stato un notevole cambiamento. Sono diventati più vecchi.

Vedersi di tanto in tanto permette di percepire meglio le differenze.
Non si è ingannati da una visione abitudinaria, che cela i cambiamenti.
La visione abitudinaria è quella che ci lanciamo di sfuggita guardandoci allo specchio di mattina. Una vista che ci permette di dire "Sì, sono io", ma che non analizza i dettagli. 
Forse non li vede neppure.
È una visione che si dimentica di come eravamo un anno fa, cinque anni fa o più.
La vista abitudinaria non fa confronti. Nasconde i nostri mutamenti.
E così sono gli incontri sporadici con altri vecchi che ci danno il segno che stiamo cambiando anche noi.
Gli altri sono il nostro specchio veritiero.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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