Lo specchio. (14-237)
Domenica, al mercatino di
natale che si tiene nella mia città, ho rivisto un paio di
conoscenti, marito e moglie, dei tempi della mia vita attiva. Cioè
di 30 o più anni fa.
Lui era più vecchio di
me di cinque-sette anni.
Da allora li incontro
saltuariamente a passeggio in città. Più o meno una o due volte
all'anno.
Domenica li ho rivisti.
Lei camminava col
bastone, segno di una difficoltà di equilibrio.
Lui mi è parso più
basso del solito. Si è incurvato e si è ridotto.
In un anno vi è stato un
notevole cambiamento. Sono diventati più vecchi.
Vedersi di tanto in tanto
permette di percepire meglio le differenze.
Non si è ingannati da
una visione abitudinaria, che cela i cambiamenti.
La visione abitudinaria è
quella che ci lanciamo di sfuggita guardandoci allo specchio di
mattina. Una vista che ci permette di dire "Sì, sono io",
ma che non analizza i dettagli.
Forse non li vede neppure.
È una visione che si
dimentica di come eravamo un anno fa, cinque anni fa o più.
La vista abitudinaria non
fa confronti. Nasconde i nostri mutamenti.
E così sono gli incontri
sporadici con altri vecchi che ci danno il segno che stiamo cambiando
anche noi.
Gli altri sono il nostro
specchio veritiero.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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