14 ottobre 2014

Rimproveri (14-199)

Rimproveri. (14-199)
Da giovane (e anche da uomo maturo) mi arrabbiavo molto per certi rimproveri o giudizi su di me. Anche (e soprattutto) per cose di poco conto. In famiglia, per esempio. 
Con l'andar del tempo ci ho fatto l'abitudine e così mi sono progressivamente arrabbiato sempre meno.
Ci ho fatto il callo, si usa dire. Cioè sentivo il colpo, ma il callo attutiva il dolore.
Diventato vecchio, non sento neppure il colpo. 
Il rimprovero scivola via. Come se non mi riguardasse.
È diverso dall'essersi fatti il callo.
Dipende tutto dal senso di relatività per i fatti della vita che si acquisisce da vecchi.
I vecchi vedono tutto nell'ottica dei pochi anni che restano loro da vivere.
Che valore può avere un rimprovero a tre cinque anni dalla fine della nostra vita?
Soprattutto: che senso può avere essere ancora legati all'amor proprio a ottant'anni?
Un maestro indiano, molto anziano, diceva: “Se mi dicono: il maestro si è comportato come uno stupido, non mi offendo. Se penso che non sia vero, la cosa non mi riguarda. Se penso che sia vero, ringrazio la persona che mi ha aperto gli occhi!”

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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