26 settembre 2014

Giuggiole (14-186)

Giuggiole. (14-186)
Siamo entrati in autunno. Nel parco non trovo più bacche da mangiare. Ci sarebbero le noci, ma è ancora presto. I pometti lazzarini sono già finiti da un pezzo. Devo prendere quello che c'è. Ci sono delle bacche rosse, piccole, di cui ignoro il nome. Quando sono acerbe sono amare. Quando maturano sono pastose, ma non sanno di nulla.
A maturazione inoltrata prendono una leggera nota dolce.
Mi accontento e ne mangio un po'.
Ci sarebbero le giuggiole. Che mi piacciono molto (se sono buone).
Ma nel parco non ce n'è neppure una pianta. Per trovarle dovrei fare un giro diverso coi cani. Andare per altre strade. Invece prevale l'abitudine. Vado sempre nello stesso luogo. Per pigrizia, per non cambiare, anche se poi ne trarrei un piacere.

Quello che ho descritto sembra la fotografia perfetta della vecchiaia. Almeno della mia.
In autunno ci sarebbero ancora cose che mi piacerebbe fare (anche se il ventaglio di possibilità si è ridotto). Per esempio passare qualche giorno di più in montagna a camminare. Anche in altre stagioni, diverse dall'estate. Ma per farlo mi dovrei impegnare, organizzarmi, ricavarmi spazi. Troppa fatica. Alla fine rinuncio.
Mi accontento di bacche pastose e poco dolci.
Un conoscente, anziano, mi confessava di aver rinunciato a una nuova compagna. 
Troppi cambiamenti di vita, troppe incertezze.
Troppe perdite, senza la garanzia di un guadagno certo.

Amarezza?
No.
Perchè poi magari mia moglie a casa mi fa una composta di mele e banane con zenzero, cannella e paprica, da risultare commovente.
Perchè poi magari mio nipote mi vede è mi grida sorpreso: ”Nonno! Sei qui?”
La vita, imprevedibile, mi regala bacche ignote e squisite.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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