25 settembre 2014

Tarda età (14-185)

Tarda età. (14-185)
Quando la vecchiaia è molto avanzata, consegniamo la nostra vita agli altri. Quello che desideriamo noi non conta più.
Altri scelgono per noi.
Sulla nostra salute, sull'alimentazione, sul luogo dove stiamo. 
Scelgono per noi anche su come finiremo la nostra vita. Vi sono medici che si accaniscono per tener in vita gli anziani. Spesso sono i familiari che lo richiedono. Altre volte lo fanno (i medici) per la loro ideologia, per la loro concezione di vita e morte. Per esempio con l'alimentazione forzata attraverso il sondino gastrico, questa nuova forma di tortura moderna.
Più spesso consegniamo la nostra vita ai figli. È inevitabile. Bisogna ricordarsene: la fine è in mano dei figli. Proprio come il loro inizio (da bambini) è stato in mano nostra.
I rapporti vanno valutati dall'inizio alla fine, se si vuole coglierne il significato vero.
Noi stessi, se desideriamo avere un rapporto improntato a realismo coi figli, dobbiamo tener conto che vi è una fase in cui dipenderemo interamente da loro.
L'ultima mia zia ancora in vita, quando aveva più di ottant'anni, smise di essere in conflitto col figlio (conflitto protratto per anni). Mi confessò: “Non posso più litigare, sono nelle sue mani.”
E lo disse senza amarezza.
Come dato di realtà.
La vita lunga porta anche questo.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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