Tarda
età. (14-185)
Quando
la vecchiaia è molto avanzata, consegniamo la nostra vita agli
altri. Quello che desideriamo noi non conta più.
Altri
scelgono per noi.
Sulla
nostra salute, sull'alimentazione, sul luogo dove stiamo.
Scelgono
per noi anche su come finiremo la nostra vita. Vi sono medici che si
accaniscono per tener in vita gli anziani. Spesso sono
i familiari che lo richiedono. Altre volte lo fanno (i medici) per la
loro ideologia, per la loro concezione di vita e morte. Per esempio
con l'alimentazione forzata attraverso il sondino gastrico, questa
nuova forma di tortura moderna.
Più spesso consegniamo
la nostra vita ai figli. È inevitabile. Bisogna ricordarsene: la fine è in mano dei figli. Proprio
come il loro inizio (da bambini) è stato in mano nostra.
I
rapporti vanno valutati dall'inizio alla fine, se si vuole coglierne
il significato vero.
Noi
stessi, se desideriamo avere un rapporto improntato a realismo coi
figli, dobbiamo tener conto che vi è una fase in cui dipenderemo
interamente da loro.
L'ultima
mia zia ancora in vita, quando aveva più di ottant'anni, smise di
essere in conflitto col figlio (conflitto protratto per anni). Mi
confessò: “Non posso più litigare, sono nelle sue mani.”
E
lo disse senza amarezza.
Come
dato di realtà.
La vita lunga porta anche questo.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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