Segreti.
(14-140)
Vecchi
e giovani sono diversi. Ovvio. Ma sono più che diversi.
Appartengono letteralmente a specie diverse. In una pagina di diario
dell'anno scorso scrivevo che noi vecchi siamo degli alieni.
Continuo
a pensarla così.
Ieri
sono passato a salutare il mio datore di lavoro. Ha una madre anziana
di terza fascia, ultra-ottantenne. Il figlio è ancora giovane. La
madre è nell'ultima fase della vita.
La
madre talvolta parla di morte, della propria. Il figlio è
insofferente. Non ama questi discorsi. Invita la madre a non farli. A
pensare al presente.
Per
un vecchio, soprattutto di ultima fase, il presente è la morte.
Nei
contatti fra generazioni giovani e vecchie questa è una difficoltà.
Noi vecchi ameremmo poter parlare apertamente della nostra fine. Un
po' per esorcizzarla, un po' per abituarci all'idea. E anche perchè
è la nostra condizione. La condizione di esseri umani prossimi alla
fine.
Per
i più giovani non è così. La morte è remota. È un'idea vaga. I
più giovani vivono nell'illusione di essere immortali (è uno dei
doni di Prometeo all'umanità).
I
più vecchi invece ne parlano volentieri. Il pensiero della fine non
li intristisce. Sono realisti. Il corpo fra poco non funzionerà più.
Dunque si sentono vicini alla fine.
Vecchi,
non parlatene coi giovani. Non possono capire.
Parlatene
con i vecchi. Che diventi un segreto fra vecchi.
Da
conservare gelosamente.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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