15 luglio 2014

Presunzione (14-138)

Presunzione. (14-138)
Noi vecchi siamo presuntuosi. Almeno, io lo sono.
Siamo vissuti a lungo, abbiamo così tanta esperienza da poter “asfaltare” qualunque giovane. A questo punto diventiamo presuntuosi. Presumiamo di avere la verità.
Ma così non è.
Abbiamo la nostra verità. Sacrosanta. Ma non è detto che valga per tutti. E bisogna essere prudenti. Vi sono situazioni delicate, diverse, che non rientrano nei nostri schemi.

Sono stato qualche giorno in montagna. Nell'alberghetto, in cui soggiornavo, vi erano altre due coppie. Eravamo in pochi nella sala da pranzo e così la sera ci davamo qualche parola. 
Una sera il discorso è caduto sulla vecchiaia e sulla morte. Non mi è parso vero. Ho voluto dire la mia.
Ho ribadito che per un vecchio la morte non è dietro l'angolo. Che anzi la vecchiaia è lunga. Che bisogna attrezzarsi per vivere quest'ultima lunga tappa della vita.
Insomma le mie idee. I toni erano scherzosi e il discorso è finito lì.
Il giorno dopo ho parlato da solo con una signora che era presente la sera. 
E ho saputo.
Ho saputo che il marito, presente la sera, è malato di cancro al cervello. Da sette anni.
Un lungo calvario di ospedali, operazioni, delusioni. Una prospettiva di vita di pochi mesi, un anno al massimo.

Mi sono sentito un inutile, saccente predicatore. Che raccontava le sue ideuzze, derivate da una vita priva di difficoltà. Che nulla sa di sofferenze, drammi, tragedie.
Mi sono sentito inadeguato.
Le mie idee nulla sono al confronto di vite vere.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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