14 luglio 2014

Epiteti affettuosi (14-137)

Epiteti affettuosi. (14-137)
Ero alla finestra. Ho sentito una persona, giù in strada, che dava un saluto a un'altra, un po' distante. “Buongiorno, nonno!” sono state le sue parole.
Era chiaro che non fosse suo nipote. Era un appellativo per indicare un conoscente molto anziano. Una forma scherzosa, ma affettuosa. Si identifica l'anziano con la sua funzione principale: quella di avere dei nipoti.
La si usa quando è evidente l'anzianità del vecchio. Per dire, nessuno mi si è ancora rivolto con questo epiteto. A me che sono ancora un anziano giovane, sia pure già nonno.
Questo vocabolo, nonno, è il riconoscimento di un'altra età, di una certa fragilità, della perdità di ruolo sociale. L'anziano non è più avvocato, geometra, impiegato. Ormai ha solo un ruolo di tipo familiare.
La stessa intonazione affettuosa mi pare che vi sia nella lingua russa, dove gli anziani sono chiamati babuska (nonnino).
È un modo gradevole di rivolgersi a noi vecchi.
Mi piace.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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