27 luglio 2014

Finire (14-147)

Finire. (14-147)
Nella pagina precedente citavo una trasmissione televisiva su Tiziano Terzani. 
Il figlio di Terzani ricordava che suo padre, conosciuta la sua malattia mortale, aveva passato un lungo periodo in India, avendo solo rapporti con un vecchio saggio indiano. Dopo la morte di Terzani il figlio era andato a coscere l'indiano. Nell'intervista ricordava che successivamente anch'egli era morto:”Quando pensò che la sua fine fosse giunta, smise di mangiare e morì.”
Alcuni anni fa in un'altra trasmissione si intervistava una suora indiana che assisteva degli anziani, prima della loro morte. La suora viveva in una struttura che accoglieva anziani moribondi. Alcuni di questi avevano deciso di por fine alla loro vita, smettendo di mangiare.
È evidente che in India c'è una lunga tradizione. Chi non vuol più vivere può farlo.
Nel modo più semplice possibile: smettendo di alimentarsi.
Se penso a come ci comportiamo in occidente, la distanza è enorme.
Mi viene in mente la pratica aberrante dell'alimentazione forzata attraverso un sondino gastrico, che si pratica costantemente in ospedali e case di riposo. Quando un anziano non riesce più a deglutire, invece di prendere questa perdita come un segnale che la fine è arrivata, si costringe il povero vecchio a vivere ancora, col sondino.
Anche tutta la discussione (etica, medica, giuridica) che c'è in occidente sull'eutanasia, è poca cosa rispetto alla pratica indiana di smettere semplicemente di mangiare.
Non è la stessa cosa , lo capisco.
Ma che differenza fra una pratica naturale e la sofisticata tecnologia occidentale!

Una domanda: che coraggio si deve avere per smettere di mangiare?

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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