Farcela.
(14-146)
L'altra
sera ho visto in tv una trasmissione su Tiziano Terzani. Giornalista
italiano, morto recentemente. Noto per i suoi servizi sull'Oriente.
E
per il suo modo non convenzionale di affrontare malattia e morte.
Quando
si rese conto di essere ammalato di cancro, si ritirò in solitudine
sull'Himalaia. In realtà viveva in una casetta vicino a un'altra più
grande, dimora di un vecchio saggio indiano. L'incontro fu proficuo
per il modo di affrontare la malattia da parte di Terzani.
Rientrato
in Italia, visse gli ultimi mesi accompagnato dal figlio. Quando il
padre morì, il figlio gli scattò una foto.
Successivamente,
avendo sentito parlare suo padre di quell'indiano, volle andare a
incontrarlo. Portò con sé molte foto del padre, degli ultimi suoi
mesi di vita, compresa la foto del dopo-morte, convinto che le
avrebbe gradite. L'anziano saggio guardò distrattamente tutte le
foto, ma quando vide quella di Terziani morto gli si illuminò il
volto e disse:” Allora ce l'ha fatta!”
Strano
commento. Era come il riconoscimento che Terziani avesse concluso la
sua vita secondo quanto si erano detti i due vecchi nei mesi
precedenti.
In serenità. Nella comprensione.
La
morte come ultima sfida. Come ultima impresa della vita. La più
impegnativa.
Un
modo molto diverso dal nostro di concepire la morte.
Molto
più umano.
Spero
di farcela anch'io.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
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