Il rifiuto della
vecchiaia. (429)
Tante volte, in
questo diario, ho mal giudicato i vecchi che rifiutano la vecchiaia.
Che non si adattano a diventare vecchi. Che rimpiangono gli anni
della gioventù.
Adesso mi
accorgo che lo faccio anch'io. In un senso un pò diverso, il mio,
sempre rifiuto è. Come valutare altrimenti il mio tentativo di
allontanarla? Di posticiparla, attraverso integratori, dieta,
attività fisica?
Poi, lo devo
confessare: quando mi vien detto che qualche dato della mia salute
corrisponde a un cinquantenne, io ne godo. O quando vedo qualche
coetaneo conciato malamente, sono soddisfatto per me.
Dunque è vero.
Io rifiuto la vecchiaia. Tanto vale che me lo dica.
Rifiuto la
vecchiaia anzitempo, che compare a sessant'anni, con perdite e limiti
precoci.
Rifiuto la
vecchiaia come una lunga malattia, che sempre più si aggrava, con
esito mortale.
Rifiuto la
vecchiaia che impedisce di perseguire progetti, passioni, fantasie
sul futuro.
Mi sta bene la
vecchiaia in cui le forze diminuiscono gradualmente, ma senza
compromettere una normale autonomia.
Mi sta bene la
vecchiaia che lascia il posto ai giovani. Che mi fa occupare dei
nipotini.
Mi sta bene la
vecchiaia che, dopo i novant'anni, mi fa ritrarre dalla vita e
prepararmi al distacco.
Rifiuto la
vecchiaia, per tutto questo?
(L’indice per
argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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