Il ginkgo. (428)
Il viale, dietro
casa mia, è alberato. Alberi comuni, come aceri e frassini. Tranne
uno: un bel ginkgo biloba. Pianta resistentissima e antichissima.
Vero fossile vivente (originaria della Cina).
In questi giorni
ha perso tutte le foglie. Sotto la pianta c'è un autentico tappeto.
Di un bellissimo giallo, intenso e uniforme.
Ormai l'autunno
è finito. Sta per cominciare l'inverno. Mi sembra che sia l'ultima
pianta ad aver perso le foglie. Tutte le altre lo hanno già fatto
prima. Alcune hanno addirittura cominciato in agosto.
Mi corre un
paragone con la vecchiaia.
Tante sono le
forme della vecchiaia. Tantissime. C'è anche la vecchiaia che
comincia molto tardi. Come il ginkgo, che perde le foglie per ultimo.
Forzando un poco
la somiglianza, si tratta di una pianta forte. Non attaccata dalle
malattie.
Mi sembra che
faccia il paio con la mia idea che le malattie non sono l'esito
normale della vecchiaia.
E con l'idea che
la vera vecchiaia è l'ultimissima parte della vita. Che dura poco.
Il gingko vicino
a casa ha perso tutte le foglie in due o tre giorni.
Ricordo ancora
quell'aborigeno australiano: la nostra società occidentale lo
stupiva soprattutto per la lunghezza della vecchiaia.
(L’indice per
argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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