Il passato.
(437) (26/12/13)
Ho proposto a un
mio cugino di scrivere la storia della nostra comune famiglia. Dei
nostri nonni, soprattutto. Perchè la memoria svanisce e noi non
lasciamo nessun ricordo ai discendenti.
Mi piacerebbe
conoscere la storia dei miei avi. Bisnonni, trisavoli. Ma non ne so nulla. Vorrei invece che mio figlio (ed
eventuali nipoti) sapessero.
La risposta di
mio cugino è stata tiepida (non è ancora vecchio). "Mi interesso
poco del passato. Guardo soprattutto al futuro." Comunque mi
darà una mano. Sua madre, ormai novantenne, è l'unica sopravvissuta
di quella famiglia. Fonte diretta di informazioni.
In garage
conservo ancora la bicicletta di un mio zio, morto alcuni anni fa. Me
ne devo disfare. Mi dispiace. Allora ho telefonato a un altro cugino,
dell'altro ramo familiare. Gli ho chiesto se la voleva. Risposta
calorosa. "Certo, è un ricordo, mi piacerebbe tenerla."
Ne sono felice.
Domani gliela porto.
Non ho fratelli
o sorelle. Attraverso i miei cugini ho accesso a brandelli della mia
storia, che ho dimenticato. O che non ho mai conosciuto.
È comune fra i
vecchi, interessarsi del proprio passato.
È vita di cui
hanno memoria. Anzi, il ricordare diventa vita.
I miei cugini
sono il mio passato.
(L’indice per
argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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