27 dicembre 2013

Bilanci 3 (438)

Bilanci 3. (438)
Ho cominciato a rileggere le prime pagine di questo diario (vedi n. 431). Ne ho letto un altro gruppo. Provo a sintetizzare.
Anche nel mese di ottobre 2012 (questo ho riletto) ho raccontato delle perdite della vecchiaia. Ma sono emersi altri temi centrali della mia riflessione.
Per esempio le malattie.
Più di un anno fa, l'idea era che le malattie fossero necessarie alla vecchiaia. Servissero a morire. Contemporaneamente però sostenevo la necessità di affidarsi a un buon medico geriatra. Come il mio, che mi ha dato tanti buoni consigli, utilissimi.
Contraddizioni.
Poi avevo cominciato a raccogliere i miei pensieri in pause di riflessione. Punti fermi, li chiamavo. I primi erano che la vita è una parabola, e che in vecchiaia siamo sul ramo discendente. In declino. E ancora che la vecchiaia ci chiama ad aumentare la prudenza e l'attenzione.
Due consigli, da quelle pagine. Vivere in coppia aiuta (non ci si fossilizza). E poi è meglio continuare a lavorare, sia pur a ritmi ridotti. Ci fa sentire più vivi. Ci impedisce il torpore.
Anche due crucci: il nostro sapere (se non si continua a lavorare) viene perduto, nessuno ne usufruisce più. E si perde ruolo sociale. Cioè un posto attivo nella società.
Nonostante questo sostenevo che rottamare i vecchi fosse positivo, così sono costretti a pensare alla loro vecchiaia.
Contraddizioni.
Come contraddittoria è la vecchiaia.

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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