Bilanci 3. (438)
Ho cominciato a
rileggere le prime pagine di questo diario (vedi n. 431). Ne ho letto
un altro gruppo. Provo a sintetizzare.
Anche nel mese
di ottobre 2012 (questo ho riletto) ho raccontato delle perdite della
vecchiaia. Ma sono emersi altri temi centrali della mia riflessione.
Per esempio le
malattie.
Più di un anno
fa, l'idea era che le malattie fossero necessarie alla vecchiaia.
Servissero a morire. Contemporaneamente però sostenevo la necessità
di affidarsi a un buon medico geriatra. Come il mio, che mi ha dato
tanti buoni consigli, utilissimi.
Contraddizioni.
Poi avevo
cominciato a raccogliere i miei pensieri in pause di riflessione.
Punti fermi, li chiamavo. I primi erano che la vita è una
parabola, e che in vecchiaia siamo sul ramo discendente. In declino.
E ancora che la vecchiaia ci chiama ad aumentare la prudenza e
l'attenzione.
Due consigli, da
quelle pagine. Vivere in coppia aiuta (non ci si fossilizza). E poi è meglio continuare a lavorare, sia pur a ritmi ridotti. Ci
fa sentire più vivi. Ci impedisce il torpore.
Anche due
crucci: il nostro sapere (se non si continua a lavorare) viene
perduto, nessuno ne usufruisce più. E si perde ruolo sociale.
Cioè un posto attivo nella società.
Nonostante
questo sostenevo che rottamare i vecchi fosse positivo, così sono
costretti a pensare alla loro vecchiaia.
Contraddizioni.
Come
contraddittoria è la vecchiaia.
(L’indice per
argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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