14 dicembre 2013

Bilanci (427)

Bilanci. (427)
Ho incontrato il mio amico. Ci vediamo raramente. Abita in un'altra città.
Mi ha chiesto un bilancio dei miei pensieri sulla vecchiaia. Lo farò in modo sistematico alla fine dell'anno. Intanto gli ho detto alcune idee.
All'nizio, un anno e mezzo fa, ero colpito dalle perdite, che si susseguivano una dopo l'altra, dopo il mio ingresso nella vecchiaia. Adesso, un altro pensiero occupa la mia mente.
È più importante continuare a perseguire le passioni che abbiamo coltivato nella nostra vita. 
È più importante vivere, piuttosto che piangere per la perdita di vita.
Non è piccolo come cambiamento.
In realtà i due pensieri convivono. La vecchiaia è questa convivenza.
Il mutamento è avvenuto dopo aver letto l'articolo di Oliver Sacks, che inneggiava agli anni fra gli ottanta e i novanta, come i più belli della vita di suo padre.
Un altro pensiero, per questo primo bilancio.
Si associa quasi sempre la vecchiaia alle malattie, ai dolori, alle affezioni croniche.
Niente di più sbagliato.
La vecchiaia è un conto (sì, anche con le sue costanti perdite!), le malattie sono altra cosa. 
Le malattie ci sarebbero anche se non ci fosse la vecchiaia. 
Se per ipotesi la vecchiaia cominciasse a ottant'anni (invece che a sessantacinque), ebbene le malattie comparirebbero a sessanta o a settanta, come avviene adesso, anche senza essere entrati nella vecchiaia.
Molte delle cosiddette malattie della vecchiaia sono il risultato di stili di vita errati, che si trasformano in malattia dopo dieci, quindici anni di latenza.
In vecchiaia si manifestano di più perchè il corpo è più debole. Reagisce meno agli errori.
Le malattie sono il risultato degli errori dell'età matura, che si manifestano dopo, quando si raggiunge l'età della vecchiaia. 

Tempo di bilanci, questo.

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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