Bilanci. (427)
Ho incontrato il
mio amico. Ci vediamo raramente. Abita in un'altra città.
Mi ha chiesto un bilancio dei miei pensieri sulla vecchiaia. Lo farò in
modo sistematico alla fine dell'anno. Intanto gli ho detto alcune
idee.
All'nizio, un
anno e mezzo fa, ero colpito dalle perdite, che si susseguivano una
dopo l'altra, dopo il mio ingresso nella vecchiaia. Adesso, un altro
pensiero occupa la mia mente.
È più
importante continuare a perseguire le passioni che abbiamo coltivato
nella nostra vita.
È più importante vivere, piuttosto che piangere
per la perdita di vita.
Non è piccolo
come cambiamento.
In realtà i due
pensieri convivono. La vecchiaia è questa convivenza.
Il mutamento è
avvenuto dopo aver letto l'articolo di Oliver Sacks, che inneggiava
agli anni fra gli ottanta e i novanta, come i più belli della vita
di suo padre.
Un altro
pensiero, per questo primo bilancio.
Si associa quasi
sempre la vecchiaia alle malattie, ai dolori, alle affezioni
croniche.
Niente di più
sbagliato.
La vecchiaia è
un conto (sì, anche con le sue costanti perdite!), le malattie sono altra cosa.
Le malattie ci sarebbero anche se non ci fosse la
vecchiaia.
Se per ipotesi la vecchiaia cominciasse a ottant'anni
(invece che a sessantacinque), ebbene le malattie comparirebbero a
sessanta o a settanta, come avviene adesso, anche senza essere entrati nella vecchiaia.
Molte delle
cosiddette malattie della vecchiaia sono il risultato di stili di
vita errati, che si trasformano in malattia dopo dieci, quindici anni
di latenza.
In vecchiaia si
manifestano di più perchè il corpo è più debole. Reagisce meno
agli errori.
Le malattie sono il risultato degli errori dell'età matura, che si manifestano dopo, quando si raggiunge l'età della vecchiaia.
Tempo
di bilanci, questo.
(L’indice per
argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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