Bilanci 2. (431)
Ho riletto le
pagine del mio primo mese di blog (in realtà il diario l'avevo
cominciato alcuni mesi prima).
È passato circa
un anno e mezzo. Poco. Eppure cambiamenti ce ne sono stati (n. 427).
In quei primi
mesi mi guardavo. Mi guardavo invecchiare. Facevo confronti
fra quello che ero stato e quello che stavo diventando. Cercavo
segnali di vecchiaia.
E così mi
soffermavo su ciò che non potevo più fare, perchè le mie capacità
stavano diminuendo. A esempio la memoria.
Oppure ero
colpito da fatti che mi capitavano per la prima volta, come l'offerta
di un posto a sedere sul tram, perchè riconosciuto come anziano
(diversamente abile).
I segnali erano
anche più profondi. Il sentimento di paura per il futuro, la
sensazione che il tempo mi sta fuggendo.
Raccontare la
vecchiaia attraverso i fatti quotidiani di un vecchio, questo era il
mio intento iniziale. Accorgermi di ciò che significa vecchiaia.
La lentezza
nelle azioni, nei pensieri, nelle parole. Il bisogno di riposare
(requiescant in pacem). Ma anche fatti positivi, come la
necessità di essere più attenti, più vigili.
Sotto sotto
comparvero interrogativi che tutti si fanno: per che cosa vivere? che
cosa imparare dalla vecchiaia? che significato ha la morte?
Un'altra
esigenza comparve fin dall'inizio: confrontarmi con altri, informarmi
sulle altre vecchiaie. Guardare la mia
vecchiaia negli altri.
Perfino nel mio
cane, vecchio anche lui.
(L’indice per
argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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