27 ottobre 2013

Fa la differenza? (386)

Fa la differenza? (386)
L’altra sera, ultima uscita coi cani, verso le ventitre. Guardando la mia cagna, che trotterellava, un poco incerta, qualche metro innanzi a me, mi si è stretto il cuore. Ho pensato a quando morirà (lei adesso è già vecchia). Ho pensato che, con la sua morte, tutto di lei finirà. Non solo il mio rapporto con lei. Anche ogni briciolo di sua esistenza.
Quando penso agli animali non penso mai a una loro vita futura. Come invece quando il mio pensiero si rivolge a esseri umani. Do per scontato che solo gli umani siano privilegiati. Ad avere una vita oltre la morte.
È questo che mi fa soffrire quando penso alla morte della mia cagna? È questo che fa la differenza? Che ci sia o non ci sia una vita futura?
Ma poi, è proprio così?
Se noi, esseri umani, una delle tante forme di esseri viventi, abbiamo una speranza di sopravvivere, perché non estenderla anche agli altri viventi?
Sarebbe logico. Ma varrebbe anche, che so, per una sardina, per un lombrico?
Di fronte a questo pensiero l’altra sera ho vacillato. Se nego una vita dopo la morte alla mia cagna, dovrei negarla anche a me.
Non so come cambierebbe la mia vita se mi convincessi che dopo la  morte non c’è nulla.
Penso  che la morte sarà una sorpresa. Conoscerò se dopo c’è qualcosa.
O il nulla.

Ma se non c'è nulla, non conoscerò nulla.                             

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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