11 ottobre 2013

Cose da fare (371)

Cose da fare. (371)
Ho alle spalle almeno 50-60 anni di vita consapevole. 

Ricordo bene certe sensazioni della mia gioventù. Per esempio il senso di leggero smarrimento, di vuoto, che mi prendeva alla fine di un anno scolastico. O dopo un esame. 
Non avevo più niente da fare. Mi riposavo, sì, ma la mancanza di progetti mi dava malessere. Mi sembrava che il futuro fosse deserto.
Ci sono momenti, da vecchio, in cui mi sembra di rivivere quelle sensazioni. È quando non ho qualcosa da fare. Certo, mi posso inventare un lavoro qualsiasi, o una lettura, o una musica. Ma è diverso. Quando non ho progetti da realizzare, mi sento vuoto. Possono essere cose semplicissime, banali, da dover fare. Anche soltanto fare la spesa. Eppure mi bastano.
I micro-progetti mi tengono occupato. Mi fanno vivere.
Mi viene in mente il mito di Prometeo (vedi n. 151 e 152). Il dono che fece agli uomini era quello di distogliere la loro mente dal pensiero della morte. Mi sembra che sia questo il significato del bisogno di fare qualcosa. Mi faccio assorbire da un progetto  e non penso ad altro. Eppure non è che il malessere mi derivi dal pensiero della morte. Mi deriva piuttosto dal non essere occupato. Dal non fare. Identifico il mio vivere col fare. Se non faccio sto male, cado in depressione.
Non c’entra la morte.
C’entra la mia idea di vita.
Tutto ciò ha a che fare con la vecchiaia?

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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