24 febbraio 2013

Politica. (156) (un altro: 88)
Oggi in Italia votiamo. Nella mia vita mi sono occupato di politica. Come passione, non come professione. Ai tempi del referendum sul divorzio, facevo il rappresentante di lista in un seggio. Dovevo controllare lo scrutinio. Prima, accompagnavo al seggio qualche persona in difficoltà. Sono andato a prendere, a casa sua, un vecchio, molto anziano. Grande combattente, da giovane. Allora invece era stanco. Ha declinato con gentilezza la mia offerta di passaggio in auto. Ho provato a insistere. Ogni voto era prezioso. Dovevamo vincere noi. Per cambiare le cose. Mi ha ascoltato e ha detto: “Ora tocca a voi giovani. Le mie battaglie le ho fatte. Sono vecchio e stanco. Grazie. Auguri.” Non ho avuto il coraggio di insistere.  Prima dell’importanza del voto, veniva il rispetto per la sua volontà. Ho intuito che in età avanzata qualcosa cambia. Cambia l’importanza delle cose.
Adesso sono vecchio anch’io. Non tanto vecchio. Ma vecchio. Ho la stessa passione politica di quando ero giovane. Non è ancora cambiato niente, su questo piano. Ma quando avrò 80-90 anni? Anche la politica perderà d’importanza. Se la conserverà, non sarà più perché voglio trasformare il mondo per me e la mia famiglia. No. Sarà per le generazioni future.
Per dare un paese migliore a mio nipote.
E a tutti i bimbi come lui.

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