15 maggio 2021
Palestinesi (21-055)
Palestinesi. (21-055)
C'è stato un momento, dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel quale la parola ebreo era sinonimo di popolo perseguitato, martoriato, frantumato. Ancora oggi vedendo i campi di sterminio di Germania, Polonia e Italia (!) non si può che provare un indicibile senso di pietà per i milioni di persone (ebrei, zingari, oppositori politici) che là sono stati sterminati.
Oggi la stragrande maggioranza dei sopravvissuti è morta. È nato un nuovo stato ebraico, retto da generazioni successive a quelle perseguitate da nazisti e fascisti, generazioni che nulla hanno patito degli orrori dello sterminio.
Oggi la parola ebreo si identifica con israeliano: e gli israeliani sono diventati i nuovi aguzzini, persecutori, massacratori di un altro popolo, i palestinesi. Sembra che le immense sofferenze dei loro padri e nonni non abbiano fatto maturare la benchè minima pietà verso altre genti. Con l'aiuto delle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale si sono insediati in una terra non loro, scacciandone gli abitanti, privandoli di diritti e dignità, di spazio vitale, confinandoli in un'immensa prigione a cielo aperto, qual è la striscia di Gaza.
Rifiutando perfino di far giungere loro le dosi di vaccino regalate loro da altri.
Quale persona ragionevole può pensare che si possa privare della libertà qualcuno, allontanarlo dalle proprie terre, ridurlo alla fame, alla mancanza di acqua ed energia elettrica (e di dotazioni per ospedali), a lungo senza che qualcuno si ribelli?
In qualunque altro contesto il popolo che si ribella meriterebbe la simpatia del mondo intero. Nel caso dei palestinesi la parola che invece si usa è quella di terroristi (non dimentichiamo che i nostri partigiani venivano chiamati banditi dagli occupanti nazisti).
Invece bisognerebbe usare le categorie storicamente appropriate di occupanti e occupati, di razzismo e apartheid.
Per tutto questo dichiaro la mia assoluta, intransigente, totale solidarietà verso i palestinesi.
Una nota aggiuntiva.
Vivo in Italia e al primo lancio di razzi da Gaza su Israele, al quale è stato risposto con missili sui civili di Gaza da parte degli israeliani, è stato tutto un fiorire di solidarietà per i morti e i feriti israeliani, da parte di partiti, giornali e televisioni.
Ma a nessuno di costoro è venuto almeno il dubbio di contare i morti da una parte e dall'altra? Cioè a valutare la reazione degli israeliani come sproporzionata, visto che i morti palestinesi sono stati ben più che nel rapporto di 10 a 1 di nazista memoria?
Si è invece dato credito alle fonti israeliane che parlano di uccisioni di militanti di Hamas e non dei civili e dei bambini. Oppure che dicono che i palestinesi appositamente tengono le loro basi in mezzo ai civili, per farsene scudo umano, per poi indicare gli israeliani come assassini perchè uccidono bambini.
Questo fiorire di unilateralità nei giudizi a chi giova? A chi giova negare la realtà di fatto: stragi di un popolo su un altro? Occupazioni di terre di un popolo da parte di un altro?
Anche il linguaggio usato dai reportage televisivi nei primi momenti è stato indicativo.
La cacciata di alcune famiglie di palestinesi dalle loro terre in Israele (cosa che ha innescato ribellioni, in molte città, di arabi israeliani) è stata definita "sfratto" come se i palestinesi fossero affittuari morosi invece che proprietari legittimi di terre e case.
A chi giova questa sistematica negazione della realtà da parte di stampa e televisioni?
Chi li paga?
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento