Vincere
e perdere. (19-080)
Nella
mia vita giovanile e, soprattutto, nell'età di mezzo ho sempre puntato
a vincere.
Nelle
discussioni, nei conflitti, nelle questioni legali. Non era il senso
di giustizia che mi spingeva, quanto un'evidente distorsione della
mia personalità. Ero così determinato che piuttosto che perdere,
evitavo il conflitto; oppure pur di vincere ero disposto a
danneggiare me stesso. Forse avevo così poca sicurezza in me stesso
da legare la mia identità appunto alla vittoria.
Giunto
nella vecchiaia ho cominciato a capire che negli incontri si può
vincere, ma anche perdere. E non succede nulla di drammatico se non
si vince: fa parte dei casi normali della vita.
Questo
me l'ha insegnato la vecchiaia, cioè il tempo lungo vissuto, cioè
l'esperienza molteplice di casi della vita.
E
per fortuna ho imparato la lezione.
Perchè
alla fine della vita siamo tutti destinati a perdere.
È
la morte che vince.
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del
bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private:
holgar.pd@gmail.com )
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