14 novembre 2018

Si dimenticano chi siamo stati (18-149)

Si dimenticano chi siamo stati. (18-149)
Nella mia età di mezzo, ho seguito per alcuni anni il movimento new age.
Ho partecipato perciò a numerosi gruppi, che avevano come scopo un miglioramento della consapevoleza di se stessi, attraverso attività espressive e di approfondimento psicologico
In uno di questi (riguardava la danza, anzi la biodanza), durante la presentazione iniziale, che ciascun partecipante faceva di sé e delle sue aspettative, uno dei presenti esordì dichiarando: “Io sono ingegnere.”
L'affermazione suscitò l'ilarità di noi altri, perchè era fuori contesto: non si chiedevano professioni o titoli, ma ben altro.
Questo episodio mi è venuto in mente durante una riflessione su ciò che connota un anziano. Mentre durante la giovinezza si è quel che si è, durante l'età di mezzo si tende a identificarsi molto di più col proprio lavoro, con la propria carriera.
Quando si invecchia e si va in pensione, l'attaccamento al lavoro che si è svolto, è ancora forte, ma scema lentamente. Arriva una certa età in cui non ci si presenta più con la propria professione, bensì con quel che si è in quel momento: anziani e basta.
È curiosa questa dimenticanza di una parte importante di vita: da parte dei nostri interlocutori e anche da parte nostra. Me ne rendo conto adesso, che da un paio d'anni sono in pensione completamente .
E me ne rendo conto anche quando incontro degli anziani, specialmente se sono molto in là con gli anni. Non mi viene in mente di chiedere che lavoro facessero.
Mi sembra inessenziale rispetto al loro essere vecchi.








(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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