08 agosto 2018

Esiti (18-107)

Esiti. (18-107)
La mia vicina novantenne è caduta in bagno, di notte.
Il marito se n'è accorto e ha cercato di soccorrerla, invano (non riusciva a rimetterla in piedi). Ha chiamato l'ambulanza e la signora è stata ricoverata in ospedale per qualche giorno.
Nessuna rottura, nessuna ischemia cerebrale, forse un piccolo collasso dovuto al caldo.
Tutto bene dunque.
Ma il fatto ha convinto i figli che la coppia novantenne non può più stare da sola: ha bisogno di
assistenza. Inevitabilmente stanno cercando una badante.
Nella vecchiaia estrema giunge un momento in cui la vita cambia, perchè si perde autonomia:
qualcuno ci deve seguire passo passo.


Il mio meccanico d'auto, ottantenne, ha subito una emorragia cerebrale.
È stato “salvato”, cioè è ancora vivo.
In realtà è solo parzialmente vivo: ha perso l'uso della parola e la parte sinistra del corpo è paralizzata.


Una coetanea, che abita proprio davanti a mia casa, ha cominciato a non camminare più.
Poi è stata ricoverata in ospedale.
L'operazione, che ha subito, ha peggiorato la sua condizione: è stata per mesi in rianimazione, lucida. Chiedeva di esser lasciata morire.
È morta qualche giorno fa.


Tre storie di vecchi, relativamente comuni.
Tre modi in cui la condizione di vecchi peggiora. Ma due di queste hanno a che fare con malattie, identificate (nel pensiero comune) con la vecchiaia stessa.
La mia opinione è che no, vecchiaia e malattie non sono sorelle. Dipende dallo stile di vita
(ne ho scritto a lungo nel 2014 e nel 2015).




(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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