Una mia parente ha il cancro. (17-028)
Ha
appena sessant'anni.
E,
proprio agli inizi della vecchiaia, si è ammalata di cancro al seno.
La
sua vecchiaia sarà segnata da questa malattia: se va bene, per
timore che si ripresenti; se va male, perchè la sua vita finirà fra
pochi anni, senza arrivare alla terza età (in senso proprio, cioè i
65 anni).
Sta
seguendo il protocollo dell'ospedale civile della sua città, fatto
di chemioterapia e radioterapia. In più quell'ospedale attua una
nuova forma di cura, l'immunoterapia, scoperta negli ultimi anni.
Finalmente la medicina si concentra sul sistema immunitario (cioè
quello che dovrebbe prevenire le patologie), invece di concentrarsi
sulla distruzione delle cellule cancerose (devastante perchè sono
attaccate anche le cellule sane).
Le
hanno dato una probabilità di guarigione del 75%. Abbastanza buona:
hanno taciuto però se questa percentuale si riferisca a una
sopravvivenza di cinque anni o di vent'anni.
C'è una bella
differenza!
Mi
sono tornate in mente le idee di Paolo Mainardi nel libro Alla
ricerca dell'Una (medicina): nella cura del cancro bisognerebbe
puntare sui meccanismi naturali che favoriscono la riparazione
cellulare oppure su quelli che favoriscono la morte naturale delle
cellule cancerose. In quest'ultimo caso il triptofano (amminoacido
essenziale, precursore della serotonina) gioca un ruolo importante:
aumentarne la quantità potrebbe aumentare le possibilità di
guarigione dal cancro. E Mainardi ha scoperto come.
Mi
convinco sempre più che i sistemi di cura sono legati alla possibilità di profitto
dell'industria farmaceutica (non
riguardano la salute).
E che le malattie della terza età non hanno nulla
a che fare con la vecchiaia.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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