Tempo.
(17-030)
Ho
smesso di lavorare circa dieci mesi fa, a settant'anni.
L'ho fatto
per vari motivi, per lo più di ordine familiare: avere più tempo da
dedicare ai miei nipoti, alla mia compagna, alle cose che mi
interessano.
È
avvenuto proprio così, ma il tempo che sono riuscito a ricavare per
me è scarso. Non solo perchè gli altri impegni mi hanno fagocitato:
anche perchè faccio tutto più lentamente.
Andando
in pensione uno si figura di non riuscire a impiegare il proprio
tempo liberato dal lavoro, di potersi annoiare, di avere tanto tempo
a disposizione.
Non
è così (almeno per me).
Faccio
tutto con più rilassatezza, i tempi di ogni singola azione si
dilatano, poi vi sono tempi morti che sfuggono via senza che me ne
accorga.
Nei
primi anni di questo diario ho scritto che non si dovrebbe mai andare
in pensione, cioè smettere di lavorare. Ora non lo penso più. Sia
perchè da vecchi si diventa più lenti e si sostiene con fatica il
ritmo del lavoro, sia perchè, facendo tutto con più lentezza, tempo
utile per il lavoro ne resta poco.
Se
ragiono freddamente, fare tutto più lentamente è un
altro modo per appropriarsi del proprio tempo!
(altre pagine sul pensionamento: 40 e 52 del 2012 e 17-018)
(altre pagine sul pensionamento: 40 e 52 del 2012 e 17-018)
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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