Lentezza.*
(16-093)
Sempre
alla ricerca delle caratteristiche intrinseche della vecchiaia (al
di là delle malattie).
Una
di sicuro è la lentezza.
Ne
ho scritto varie volte nel 2013 (175, 246). Ora sono certo che sia un
tratto distintivo. Lentezza nei movimenti, nella comprensione, nelle
risposte.
Lentezza
tout court.
L'ho
osservata recentemente in un conoscente che non vedevo da tempo.
E
qualche anno fa in un altro.
Quando
è molto tempo da che non si vede una persona, la diversità dovuta
appunto alla lentezza appare nettamente. Più difficile quando la
persona ti è vicina quotidianamente.
Addirittura
impossibile osservarla in se stessi.
Lentezza
nel fare le cose, nel camminare. Anche soltanto nel girare la testa.
Per
carità non si tratta di tempi allungati di molto: bastano uno o due
secondi in più e si coglie perfettamente. Per esempio il lieve
ritardo con cui un intervistato anziano risponde alle domande di un
giornalista, è sintomatico.
Anche
la lentezza nel prendere una decisione, o nel cogliere una battuta o
ancora nel leggere il breve riassunto di un film che compare a
televideo.
La
lentezza contraddistingue la vecchiaia esattamente come la velocità
connota la gioventù.
Mi
piacerebbe trovarne significati esistenziali, o scoprire nella
lentezza simboli profondi.
Ma non si tratta di un meglio e un peggio.
Si
tratta semplicemente di una diversità.
È
bene che in età diverse si sperimentino velocità diverse di vita.
Certo
per questa società è meglio la velocità, ma ciò fa parte di un
tipo di cultura.
Altre
culture valutano in modo diverso.
Anche
in questo, essere giunti alla vecchiaia e viverne tutti gli aspetti, è
un vantaggio.
L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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