Vite
estreme. (15-157)
Una
trasmissione in TV. A tarda sera. Trattava della vita di persone ai
margini della società.
Una
di queste era un eremita. Non in senso religioso, ma laico.
Mario, si chiama.
Una
persona che vive quasi in completa solitudine. A contatto con il
bosco, vicino a un torrentello, in una grotta.
La
vita solitaria mi ha sempre affascinato (il mio libro preferito, a
quarant'anni era Robinson Crusoe).
Così
ho seguito con attenzione la sua intervista. Anche perchè è un
vecchio più o meno della mia età.
Un
vecchio così abituato a stare solo con se stesso, è inevitabile
che abbia qualcosa da dire. E infatti ha parlato della morte.
Ha
narrato dei suoi animali, che quando erano prossimi a morire, dopo
alcune effusioni nei confronti del padrone, si allontanavano e non
tornavano più. Andavano a morire da sole. La conclusione di Mario,
l'eremita, era che si muore da soli.
È meglio morire da soli.
Egli
stesso si è preparato dei rifugi segreti, da utilizzare quando sarà
prossimo alla fine. Teme che qualcuna delle persone (che pure
conosce) gli voglia star vicino, in quei momenti, mentre lui vuol
morire da solo.
Parlando
della morte ha anche affermato: “La morte è un dovere.”
Ecco,
dei pensieri di vecchi come questo, ho bisogno.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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