10 ottobre 2015

Sogni (15-152)

Sogni. (15-152)
L'altra notte ho fatto un sogno.
Ero con la mia compagna; passeggiavamo in una strada pedonale molto affollata.
A un certo punto sono rimasto indietro. La mia compagna ha proseguito. Ho cercato di raggiungerla, accelerando il passo. Ma non sono riuscito nell'intento. È scomparsa dalla mia vista. In una scena successivo ero a pranzo col mio amico, sempre col pensiero che l'avevo persa di vista.
Al mattino ho raccontato il sogno alla mia compagna (siamo entrambi anziani).
Lei ha interpretato: “E' chiaro, hai espresso in simboli la mia morte.”
Non gliel'ho detto. Ma anch'io avevo jntuito la stessa cosa.
I vecchi interpretno i sogni tenendo conto della morte.

A una certa età la morte si fa presente. È un pezzo del paesaggio della vita.
Ciò ci differenzia dalle altre età.
Anche i giovani tengono conto razionalmente del fatto che siamo tutti mortali.
Ma la morte per loro è solo un fatto teorico.
Per un vecchio invece è un fatto concreto.
Non è che la presenza della morte svilisca la vita che resta.
Però realisticamente se ne tiene conto.
È una delle condizioni di vita. Per ciò determina la vita.
Nella vecchiaia la morte è presente.
Nelle altre età, no.
Ma la morte è presente sempre, anche se le altre età lo ignorano.
Chi diventa vecchio acquisisce un realismo maggiore.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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