Sogni.
(15-152)
L'altra
notte ho fatto un sogno.
Ero
con la mia compagna; passeggiavamo in una strada pedonale molto
affollata.
A
un certo punto sono rimasto indietro. La mia compagna ha proseguito.
Ho cercato di raggiungerla, accelerando il passo. Ma non sono
riuscito nell'intento. È scomparsa dalla mia vista. In una scena
successivo ero a pranzo col mio amico, sempre col pensiero che
l'avevo persa di vista.
Al
mattino ho raccontato il sogno alla mia compagna (siamo entrambi
anziani).
Lei
ha interpretato: “E' chiaro, hai espresso in simboli la mia morte.”
Non
gliel'ho detto. Ma anch'io avevo jntuito la stessa cosa.
I vecchi interpretno i sogni tenendo conto della morte.
A
una certa età la morte si fa presente. È un pezzo del paesaggio
della vita.
Ciò
ci differenzia dalle altre età.
Anche
i giovani tengono conto razionalmente del fatto che siamo
tutti mortali.
Ma
la morte per loro è solo un fatto teorico.
Per
un vecchio invece è un fatto concreto.
Non
è che la presenza della morte svilisca la vita che resta.
Però
realisticamente se ne tiene conto.
È
una delle condizioni di vita. Per ciò determina la vita.
Nella
vecchiaia la morte è presente.
Nelle
altre età, no.
Ma
la morte è presente sempre, anche se le altre età lo ignorano.
Chi
diventa vecchio acquisisce un realismo maggiore.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Nessun commento:
Posta un commento