Mangiar
poco. (15-102)
Nell'ultima
settimana ho sentito almeno tre volte la frase: “I vecchi devono
mangiar poco.”
Per
esempio da Roberto Vacca autore di: Come imparare una cosa al
giorno e non invecchiare. Feltrinelli 2015.
Ne
ho scritto anch'io, fra i consigli per una vecchiaia vissuta in
salute.
Fra
le persone longeve, l'alimentazione ridotta è frequente.
Del
resto basterebbe citare la ricerca di Clive McCay che prolungò la
vita di alcune cavie, somministrando loro meno cibo del necessario.
Cibo
nemico dei vecchi, dunque?
L'ho
pensato per qualche tempo. Ora non più.
Io
mangio molto. Mi piace avere lo stomaco pieno.
Per
dire se il cibo è nemico o no bisogna introdurre una distinzione:
fra cibo concentrato e cibo normale.
È
l'uovo di Colombo, ma non ne parla nessuno.
Ricordate
i pasti in pillole degli anni sessanta? Erano nati con le prime
missioni spaziali. Facevano inorridire, ma esprimevano bene il
concetto che voglio introdurre, quello di cibo concentrato.
Il
cibo concentrato è stata forse l'invenzione più grande della storia
e risale a 10.000 anni fa con la coltivazione dei cereali e
l'allevamento degli animali da carne. Con quegli alimenti non
occorreva più mangiare due kg di alimenti al giorno. Bastava (si fa
per dire) un panino e una bistecca. E la fame andava via.
Da
allora il cibo concentrato è stato affiancato sempre più al cibo
normale, diluito, vegetale insomma.
Ma
per molto tempo di cibo concentrato ce n'era relativamente poco.
Da
mezzo secolo invece il cibo concentrato è l'unico presente
nelle nostre mense.
Mattina
mezzogiorno e sera.
Pane,
pasta, pizza, carne, insaccati, pesce, formaggi, uova, biscotti,
dolci, patate, fagioli… la nostra scelta è fra questi alimenti.
Tutti
concentratissimi.
Con
questo cibo, il consiglio è: mangiate poco.
Ma
è questo l'unico cibo disponibile?
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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