21 aprile 2015

Il pianto di Pietro (15-059)

Il pianto di Pietro. (15-059)
Sono nonno di un nipotino di cinque mesi, Pietro.
Ieri sono andato a trovarlo. I genitori ne hanno approfittato per uscire e far la spesa. 
Lasciando Pietro con me.
Tutto bene la prima mezz'ora. Poi il bimbo ha cominciato a piangere. 
Non sono riuscito a calmarlo. Continuavo a tenerlo in braccio. Passeggiavo. Lo dondolavo. Gli accarezzavo la pancia, pensando che avesse problemi di digestione. Ho provato a dargli il biberon di latte.
Niente, niente, niente.
Pietro ha continuato a piangere. Dopo mezz'ora ho telefonato ai genitori, chiedendo loro di tornare. Sono tornati. L'ho dato alla madre. Ma piangeva ugualmente. Finchè si è pensato che avesse un'irritazione alle gengive, a causa di denti che forse stanno per spuntare.
Un po' di crema. Il miracolo. Pietro si è calmato.
Sono tornato a casa stremato. Lo stress è stato alto.
Oggi devo tornare da lui e tenerlo per circa quattro ore.
Mi tremano le gambe, al pensiero.

Difficile far capire a genitori giovani che da vecchi la gestione dello stress è più problematica (oltre a tutto ne ho le prove fisiologiche, la glicemia sale, l'acidità del sangue aumenta: le ho misurate!).
Ricordo che un vecchio zio a una mia richiesta (forse pretesa), mi rispose: “Non dimenticare che io ho settant'anni.”
Le risorse del corpo sono inferiori.
Ciò che semplicemente affatica un giovane padre, strema un vecchio nonno.
Coi nipoti sì, ma non possiamo fare da baby-sitter, noi nonni.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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