Il pianto di Pietro.
(15-059)
Sono nonno di un nipotino
di cinque mesi, Pietro.
Ieri sono andato a
trovarlo. I genitori ne hanno approfittato per uscire e far
la spesa.
Lasciando Pietro con me.
Tutto bene la prima
mezz'ora. Poi il bimbo ha cominciato a piangere.
Non sono riuscito a
calmarlo. Continuavo a tenerlo in braccio. Passeggiavo. Lo dondolavo.
Gli accarezzavo la pancia, pensando che avesse problemi di
digestione. Ho provato a dargli il biberon di latte.
Niente, niente, niente.
Pietro ha continuato a
piangere. Dopo mezz'ora ho telefonato ai genitori, chiedendo loro di
tornare. Sono tornati. L'ho dato alla madre. Ma piangeva ugualmente.
Finchè si è pensato che avesse un'irritazione alle gengive, a causa
di denti che forse stanno per spuntare.
Un po' di crema. Il
miracolo. Pietro si è calmato.
Sono tornato a casa
stremato. Lo stress è stato alto.
Oggi devo tornare da lui
e tenerlo per circa quattro ore.
Mi tremano le gambe, al
pensiero.
Difficile far capire a
genitori giovani che da vecchi la gestione dello stress è più
problematica (oltre a tutto ne ho le prove fisiologiche, la glicemia
sale, l'acidità del sangue aumenta: le ho misurate!).
Ricordo che un vecchio
zio a una mia richiesta (forse pretesa), mi rispose: “Non
dimenticare che io ho settant'anni.”
Le risorse del corpo sono
inferiori.
Ciò che semplicemente
affatica un giovane padre, strema un vecchio nonno.
Coi nipoti sì, ma non possiamo fare da baby-sitter, noi nonni.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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