Increduli. (15-045)
Ieri scrivevo della
vicina quasi novantenne, che arranca salendo le scale, forse per una lesione a un menisco. Era sconsolata
per questo nuovo impedimento al movimento. Molto sorpresa che le
fosse capitato un accidente simile.
Un paio d'anni fa,
parlando col marito, fui colpito da questa sua affermazione: “ Non
mi par vero di essere diventato così vecchio!”
Il dono di Prometeo agli
uomini (la cecità di fronte alla morte prossima) funziona alla
grande, se neppure a (quasi) novant'anni ci si capacita della propria
condizione di vecchi.
Eppure razionalmente si
deve sapere che a un certo punto il corpo si rompe e non si
riaggiusta (con le conseguenti disabilità).
Si deve sapere che vecchiaia estrema significa disabilità che si sommano una dopo l'altra.
Si deve sapere che vecchiaia estrema significa disabilità che si sommano una dopo l'altra.
Si deve sapere che
si muore.
Eppure si sposta questo termine oltre il proprio orizzonte temporale, quasi in una dimensione metafisica, invece che reale.
Eppure si sposta questo termine oltre il proprio orizzonte temporale, quasi in una dimensione metafisica, invece che reale.
Eh già, me lo dico
adesso, che sono un vecchio giovane.
Chissà se me lo
ricorderò quando avrò quell'età.
Temo che l'istinto di
sopravvivenza giocherà anche a me lo stesso scherzo.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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