Timori. (14-241)
L'altra sera, cena coi
colleghi di lavoro. Fuori città, a una trentina di chilometri.
Ho
dovuto prendere l'automobile.
Ritorno.
Era notte, ci vedevo
poco. A volte non vedevo bene la direzione. Mi figuravo percorsi che
non esistevano.
Poi è subentrata la
nebbia. Visibilità ancora più ridotta.
Sono entrato in
autostrada. Auto e camion sfrecciavano, nonostante la scarsa
visibilità.
Io procedevo lentamente.
Ho avuto paura.
Quando scendo le scale
con un pacco ingombrante e pesante, che mi nasconde la vista degli
scalini, mi tengo a stretto contatto col muro. Sfrego sul muro col
corpo, per darmi un appoggio (illusorio) in caso di caduta.
Ho il timore di cadere.
Vi sono situazioni, oggi,
che mi producono insicurezza.
Le stesse che per tutta la mia vita ho
vissuto con baldanza, quasi automaticamente, senza pensarci.
Oggi ho più paura di un
tempo.
Coscienza che il corpo,
l'attenzione, i riflessi non mi sostengono più.
Vivo in un mondo che
pretende sempre più energia, prontezza, conoscenze.
E io ho un corpo che
risponde sempre meno.
(L’indice per
argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina
107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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