Ci si abitua rapidamente.
(14-205)
Ho scoperto che alle
perdite ci si abitua in fretta. Le perdite della vecchiaia, intendo.
Tre anni fa mi ero
infortunato a un ginocchio. Conseguenza: provavo dolore nel piegare
le gambe e così quando mi alzavo dalla tazza del gabinetto mi dovevo
appoggiare per mettermi in piedi. Ora non ho più male al ginocchio.
Ciononostante continuo l'abitudine di appoggiarmi, quando mi alzo. I
primi mesi in cui lo facevo, dopo che era cessato il dolore, ero
stupito di aiutarmi per fare un movimento tanto semplice. Mi
sforzavo per evitarlo.
Oggi lo faccio e non mi stupisco più.
È un evidente
segno che le forze sono diminuite.
Eppure lo prendo come un fatto
naturale: come se lo avessi sempre fatto.
Lo stesso mi è capitato
per l'udito. Ne ho perso un po'. Mi ci sono abituato e quando non
sento bene, non mi preoccupo più. Semplicemente non me ne curo.
Anche per
la memoria, eccetera, eccetera.
Anche chi
mi sta vicino dà per scontate queste perdite e si adegua.
Insomma dopo qualche
tempo le perdite della vecchiaia non fanno più soffrire.
Nè noi né gli altri.
Ci si comporta come se il
nuovo limite ci fosse sempre stato.
Un bel vantaggio.
(L’indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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