Speranze.
(14-130)
Sono
stato qualche giorno in ferie. Nell'alberghetto dove pernottavo ho
incontrato una signora, buona conoscente di un personaggio pubblico
italiano. Ho saputo che il personaggio in questione è malato di
cancro e forse è prossimo alla morte.
Sono
dispiaciuto (anche se è molto anziano). È una persona nota per le
sue battaglie civili e per le sue ricerche scientifiche. È noto
anche per essere un vegetariano.
Il mio
dispiacere nasce soprattutto da quest'ultima sua peculiarità.
È un
anziano ed è vegetariano.
Nella
mia ingenuità pretendevo che non potesse ammalarsi di cancro. L'ho
detto in famiglia. Si sono meravigliati del mio stupore.
“Veramente
ti spettavi che un vegetariano non potesse ammalarsi di cancro?” mi
è stato detto e anche:” Ti aspettavi che un anziano non potesse
morire di malattia?”
Capisco
di essere troppo ingenuo, ma voglio comunque ribadirlo. Nella ricerca
di questi due anni di diario, ho analizzato il rapporto tra vecchiaia
e malattie. Un punto d'arrivo che mi sembra di aver raggiuto è il
seguente: non è vero che la vecchiaia porti inevitabilmente le
malattie. Non è vero che morte significhi sempre morte per
una qualche malattia.
È
solo un'idea, d'accordo.
Andrebbe
dimostrata, d'accordo.
È
una speranza, però.
Per
questo sono dispiaciuto.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012
sitrova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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