In
lbreria. (390)
Vado
spesso in libreria. I libri mi piacciono. Qualche giorno fa ho
scoperto un libro sulla vecchiaia: Ragazzo. Storia di una
vecchiaia. Di Massimo Fini. Ne ho letto una decina di pagine, qua
e là. Stile tagliente, autobiografico (l'autore sembra essere
giunto alla vecchiaia da poco), taglio giornalistico. Un buon libro,
insomma. Ma non l'ho acquistato.
Adesso
sono pentito e tornerò a comprarlo. Ma sul momento mi è parso
unilaterale. Troppo frettoloso. Giornalistico, appunto.
Ne
ho letto poco, per darne un giudizio definitivo. Però ho capito
l'idea centrale. La vecchiaia è una sventura. E chi dice il
contrario è un ipocrita.
In
questi due anni di diario giornaliero (e in un anno di blog) ho
imparato a non essere definitivo. Alcune idee iniziali le ho
cambiate. La prospettiva è cambiata. Ho approfondito. Proprio a causa di un confronto continuo con la vecchiaia.
Mi
sono addentrato a fondo nei vari temi.
Ho
capito che ci sono varie vecchiaie.
Che
ci sono infiniti modi di vivere la vecchiaia.
(L’indice
per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina
300.)
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