Il
nodo della cravatta. (406)
Qualche
giorno fa. Era mattina presto. Mi stavo vestendo, in modo formale,
per andare a un incontro di lavoro. Vestito con giacca, camicia
bianca, cravatta. Al momento della cravatta mi faccio il nodo.
Incredibile! Non mi viene. Cioè non riesco a fare il nodo della
cravatta. Panico. Penso subito di star perdendo facoltà mentali. Di sicuro perdo memoria.
Possibile
che non mi riesca? Riprovo. Niente da fare. Ci rinuncio. Esco senza.
Confesso
di essere uscito di casa abbattuto. Quando sono rientrato ci ho
riprovato. Ancora niente. Mi si è inceppato quel meccanismo
automatico che un tempo mi faceva fare i nodi senza pensarci.
Senza
pensarci. Questo è il punto.
E'
un'operazione che ho sempre fatto senza consapevolezza.
Automaticamente.
Nella
mia vita non ho molto amato le cravatte. Quando ho potuto, non le ho
messe. Da giovane non sapevo fare il nodo. Non l'ho mai imparato. È
stato verso i cinquant'anni che ho voluto imparare. Un amico di mia
figlia si è prestato a insegnarmelo. L'ho appreso meccanicamente.
Senza approfondire i significati dei gesti che facevo. L'ho imparato
bene. Lo facevo senza problemi. Anche se di nodi durante l'anno ne
facevo pochi.
Entrato
nella vecchiaia, di nodi ne ho fatti sempre meno. Non mi sono
tenuto in esercizio. Finchè è arrivato il momento in cui ho
disimparato. Ed è capitato quando sono diventato vecchio.
In
vecchiaia è come se fossimo chiamati a essere più coscienti in
tutto ciò che facciamo. Non funzionano più gli automatismi. Bisogna
avere più consapevolezza. Nella guida dell'auto, nello scendere le scale, nell'attraversare la strada.
Vecchi,
più coscienza!
(Ho
riprovato a fare il nodo ieri. Dopo qualche tentativo mi è riuscito.
Sono stato attento ai gesti. Ho capito i significati delle
operazioni. Adesso lo so fare coscientemente.)
(L’indice
per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina
300.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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